“Chiediamo l'istituzione di una Commissione assembleare speciale di inchiesta, diretta ad approfondire la gestione del dissesto idrogeologico e lo stato di attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, anche con riferimento agli eventi del maggio 2023 che hanno interessato la Regione Emilia-Romagna”. E' la richiesta avanzata questa mattina, nel corso di una conferenza stampa dal Gruppo regionale Lega-Salvini, organizzata nella sede dell'assemblea legislativa e a cui hanno partecipato il capogruppo e commissario Lega Emilia Matteo Rancan e i consiglieri Emiliano Occhi, Michele Facci, Simone Pelloni, Andrea Liverani, Matteo Montevecchi, Massimiliano Pompignoli e Daniele Marchetti. “I fenomeni alluvionali delle ultime settimane, oltre a determinare 15 decessi e l’evacuazione di quasi 15.000 persone - hanno spiegato i leghisti - hanno irrimediabilmente colpito strade, infrastrutture, siti produttivi, abitazioni private, attività turistiche, attività produttive, imprese agricole e ortofrutta, coinvolgendo quasi un centinaio di Comuni della Regione Emilia-Romagna; nello specifico: 43 Comuni colpiti dalle alluvioni, 53 dalle frane in montagna e collina”. “Appare pertanto opportuno fare luce sulle cause che hanno determinato le devastanti e drammatiche conseguenze delle piogge abbattutesi sulla nostra Regione, anche alla luce del ruolo del Presidente della Regione quale Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico, con i compiti, le modalità, la contabilità speciale e i poteri di cui all’articolo 10 del decreto-legge n° 91 del 2014” hanno sottolineato. Circa le tempistiche di costituzione della Commissione d'inchiesta, i leghisti ritengono “necessario che l’istanza in oggetto venga riscontrata con la dovuta celerità, per dare risposta a tutti i soggetti coinvolti, e contestualmente permettere l’eventuale riesame della valutazione preliminare del rischio alluvione e dei piani di gestione del rischio, oltre a individuare le necessarie azioni di contrasto al dissesto idrogeologico”. Il capogruppo Matteo Rancan ha auspicato “un voto unanime e favorevole da parte di tutti i gruppi politici presenti in Assemblea legislativa alla richiesta di istituire una commissione regione di inchiesta per fare chiarezza, anche nei confronti dei cittadini, su eventuali responsabilità di quanto accaduto nelle ultime settimane in Romagna”. “Un’occasione - ha aggiunto Rancan - anche per fare chiarezza, cercare la verità dei fatti, allargare lo sguardo a tutta la Regione tenuto conto che negli ultimi anni sono stati numerosi gli eventi che hanno messo a dura prova il territorio regionale nel suo complesso. Un percorso dedicato anche per ascoltare esperti, amministratori locali, associazioni attive sul territorio. Da sempre siamo favorevoli alle infrastrutture – ha sottolineato Rancan – e penso alle richieste che abbiamo fatto, ad esempio, di traverse nel piacentino, delle opere chieste nel modenese, dell’impegno che ora ci vede protagonisti per realizzare dopo molti anni la diga di Vetto, nel reggiano. Ma, a livello regionale, siamo ostaggio di una politica iper-ambientalista che su questi temi preferisce evitare il dibattito. La nostra linea è chiara: non siamo contro l’ambiente, ma a favore delle infrastrutture”. Emiliano Occhi, componente della Commissione regionale ambiente e territorio, ha ricordato il lavoro già avviato in quella sede, “ma la commissione di inchiesta sarà l’occasione per un approfondito esame dell’attività della Regione circa la manutenzione dei fiumi, dei torrenti, la difesa delle sponde, l’attività delle specie fossorie. E’ l’occasione per analizzare il piano annuale di interventi e vedere cosa è stato fatto e cosa no, sia in un’ottica di prevenzione che di protezione”. Michele Facci ha fatto esplicito riferimento alla Direttiva europea del 2007 recepita nel 2010 relativamente alla mappatura del rischio sul territorio attraverso i piani di gestione affidati all’Autorità di Bacino. “La Regione ha fatto i piani previsti dalla Direttiva europea – ha detto Facci – ma la mappatura del 2021 già prevedeva, definendoli critici, interventi sul fiume Lamone da Faenza alla foce, lo stesso Lamone che ha rotto gli argini in più punti solo qualche settimana fa. Ecco la commissione di inchiesta ci darà la possibilità di vedere cosa è stato fatto o meno e quale è la situazione attuale”. Simone Pelloni ha portato l’esempio del modenese, dove tra il 2014 e il 2020 sono avvenuti numerosi eventi critici ambientali e grazie alle opere nel frattempo eseguite, il territorio modenese ha resistito all’ultima ondata di eccezionale maltempo, “ma le casse di espansione del Panaro – ha ricordato Pelloni – pur realizzate non sono ancora state collaudate”. Andrea Liverani ha ricordati i gravi danni del territorio faentino e della provincia di Ravenna in generale, “dove molti fiumi da 50 anni non hanno mai avuto la necessaria manutenzione e i risultati si sono visti in modo tragico. La Regione non ha mosso un dito in questi anni vietando anche agli agricoltori di prendersi cura dell’alveo dei fiumi. Il risultato è stato che molti fiumi non solo hanno e ondato ma, a causa della presenza incontrollata di nutrie ed istrici hanno anche rotto gli argini in più punti”. Matteo Montevecchi, pur ricordato l’eccezionalità dell’evento, ha posto l'interrogativo se davvero la Regione abbia “fatto abbastanza quanto a pulizia dei fiumi e il rafforzamento degli argini o con la creazione di invasi di compensazione di cui la Romagna è quasi completamente sprovvista. Non vorrei che i frequenti appelli alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia dell’ambiente - ha aggiunto Montevecchi – fossero una scusa per fuggire da precise responsabilità gestionali del territorio”. Massimiliano Pompignoli ha ricordato l’importante di una commissione di inchiesta “per verificare puntualmente come siano andate le cose, cosa è stato fatto e cosa no, ciò che poteva limitare i danni subiti dalle popolazioni della Romagna e che inspiegabilmente non è stato realizzato in tutti questi anni anche in una prospettiva futura”. Daniele Marchetti ha riportato le parole del sindaco di Imola, Marco Panieri, esponente del centrosinistra che in consiglio comunale ha riconosciuto come i fiumi, che non hanno retto ai drammatici eventi atmosferici di queste settimane, rimandino a responsabilità della manutenzione che non è a carico dei comuni. “Il tema delicato è quello del monitoraggio degli argini dei fiumi regionali e delle tane degli animali fossori – ha aggiunto Marchetti – su cui la Regione è in ritardo: la legge prevede che ogni anno, a marzo, sia fatto il punto sulla situazione. Ma quando ad aprile ho chiesto di avere copia dell’ultimo aggiornamento, gli uffici della Regione mi hanno chiesto un mese di tempo in più perché non ancora ultimato”.
Cronaca
20:05 - Romagna