Riccardo Bianchini, una volta che se lo era trovato di fronte nel suo locale, l'Artrov, gli ha detto no più volte. Il proprietario del noto punto di ristorazione a Piazzale Cesare Battisti, volveva mantenere fede ad un patto etico, tra l'altro sottoscritto da una convenzione. Riccardo circa due anni fa, si era rifiutato di servire alcolici, come prevedeva un contratto di servizio mensa e catering aziendale messo nero su bianco, con la società di trasporti per cui l’autista di autobus lavora.
“Mi dispiace – spiegò Bianchini, in veste di titolare de “L’Artrov”- ma sono tenuto a somministrarle solo cibo e bevande non alcoliche come da contratto in essere“. Il conducente spazientito invece reclamava una birra o uno spritz (alcolici), non contemplati. Riccardo fu irremovibile: no.
“A quel punto - spiega il ristoratore - Il soggetto mi prese a male parole, dicendomi che potevo chiudere un occhio. Io sono rimasto fermo sulla mia posizione: non ho arretrato di un millimetro. Per me era così e basta".
Passano alcune settimane e sulle pagine social del ristorante compaiono recensioni diffamatorie nei confronti dell'Artrov. Tra le tante, una in particolare, recitava più o meno questo: “In quel posto si mangia da schifo, inoltre fate attenzione a contraddire il figlio del gestore perché mette le mani addosso”. Letto il tutto, sapendo che le frasi non corrrispondevano a verità, Bianchini si attivò consegnando alla Polizia Postale la recensione, oltre a quattro-cinque commenti ritenuti diffamatori, buttate giù da utenti che si nascondevano dietro appositi nickname, di comodo. Quindi il proprietario dell'Artrov, attraverso l’avvocato Cristiano Pompili sporse denuncia-querela.
Le indagini sono proseguite celermente e alla fine del giro di giostra.... esce da dietro di uno dei falsi nickname proprio il nome dell’autista di autobus. Si tratta di un 35enne residente a Rimini, guarda caso lo stesso cui Bianchini ebbe la discussione nel locale. L'uomo, sentito dalla polizia postale, ha ammesso di essere l’autore di uno dei commenti giudicati offensivi. Dopo circa due anni, nei giorni scorsi è stato emesso nei suoi confronti un decreto penale di condanna per diffamazione a due mesi di reclusione (pena sospesa), trasformati in un’ammenda di circa 6mila euro.
Riccardo Bianchini, a questo punto giustizia è fatta??? “Sinceramente su questo caso, ne ho sempre fatto una questione di principio, sicuramente non di soldi. Pensa. Non mi sono neppure costituito parte civile sempre per principio, quindi non avrò alcun risarcimento ecomomico. Volevo solo far capire a quella persona che Riccardo, quel giorno, fece solo il proprio dovere. Un dovere etico e di principio morale. Per questo motivo, il mio locale non meritava di essere diffamato in quel modo e messo alla berlina. Eventuali critiche ci stanno, fanno parte del gioco delle parti, purché siano commetìnti educati e soprattutto veri. Scritti da persone che hanno mangiato o bevuto, bene o male nel posto di cui si tratta. Non da gente alla quale hai portato rispetto e hai vietato loro quello che semplicemente non si può fare. Tutto qui”.