Una fetta, una parte del processo sulla truffa dei bonus per l'edilizia, partita dall'indagine della Guardia di Finanza denominata 'Free Credit', passa alla Procura di Milano. La decisione è del 17 gennaio 2023 e giunge del Tribunale collegiale di Rimini, che ha accolto una delle eccezioni preliminari presentate dai difensori degli imputati, in particolare sei posizioni relative a persone che per l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa furono destinatari di misure cautelari. I giudici infatti hanno dichiarato l'incompetenza per territorio, ordinando l'invio delle pratiche d'indagine alla Procura di Milano. La decisione dei giudici si fonda sul fatto, come rilevato dalle difese, che il primo reato fine in ordine di tempo, ossia il riciclaggio del denaro provento della truffa, fu a Milano. Restano a Rimini invece tutte le altre posizioni, relative a 72 indagati, alcune delle quali già in fase di abbreviato o patteggiamento.L'inchiesta della Procura di Rimini, la prima in Italia, ruotava attorno ai cosiddetti bonus e i ristori Covid. La Guardia di Finanza, coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, partita a luglio del 2021 da un'azienda in fallimento, aveva portato alla luce una maxi truffa per crediti di imposta fasulli per 440 milioni di euro. Un fiume di denaro reinvestito in cripto valute, lingotti d'oro, conti correnti a Milano, Malta, Cipro e Madeira. In carcere quindi erano finiti l'imprenditore di origine pugliese, ma da tempo operativo in provincia di Rimini, Nicola Bonfrate, secondo gli inquirenti promotore e capo dell'associazione oltre che amministratore di numerose società, la sua stretta collaboratrice, Imane Mounsiff, cittadina di origine marocchina; il commercialista riminese, Stefano Francioni e altre cinque persone considerate dagli investigatori i "piazzisti e venditori" nelle varie Regioni. Con un decreto di giudizio immediato la Procura di Rimini aveva quindi avviato immediatamente la fase processuale, e alcuni degli indagati, tra cui Francioni, hanno già incardinato i riti alternativi per cui rimaranno al Tribunale di Rimini. Infine, per effetto dell'entrata in vigore della riforma Cartabia è stata respinta dal Tribunale collegiale la costituzione di parte civile per danno di immagine del Comune di Rimini perché formulata tardivamente, ossia dopo l'avvio delle eccezioni preliminari. Secondo la riforma invece la costituzione va formulata, in caso di decreto di giudizio immediato quindi senza udienza preliminare, all'apertura dell'udienza, precisamente all'appello del giudice delle parti in causa. In caso di udienza preliminare invece la costituzione di parte avviene davanti al gup del Tribunale competente.
Cronaca
12:54 - Romagna