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Cronaca 18:46 | 27/10/2022 - Rimini

Chiesti 10 anni di reclusione per il marocchino che ha tentato di gettare la moglie dal balcone con il bimbo in braccio

Stavolta forse la giustizia farà davvero il suo corso. E’ finirà come deve finire. Dieci anni di reclusione per aver costretto la moglie a rapporti sessuali violenti, alcuni dei quali alla presenza del figlio piccolo, e per aver obbligato entrambi a vivere in un appartamento privo di riscaldamento e infestato dagli insetti. Potremmo dire pena esemplare quella richiesta dal sostituto procuratore, Annadomenica Gallucci, al termine dell’udienza davanti al Tribunale collegiale di Rimini. Il presunto aguzzino, un 36enne marocchino, è imputato per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e lesioni.

Ottimo lavoro della Polizia di Stato della Questura di Rimini, che ha dato il via ad una rapida indagine, nata dalla denuncia della giovane perseguitata, fuggita di casa insieme al figlio di appena due anni. Lo scorso 17 gennaio, il convivente era stato poi arrestato dalla polizia e condotto nel carcere dei Casetti. La vittima aveva dettagliatamente raccontato di essere stata segregata in casa: quando il marito usciva, le era proibito persino affacciarsi al balcone. Spesso veniva chiusa a chiave all’interno dell’appartamento e le veniva sottratto il cellulare. Picchiata anche quando era incinta, la donna era obbligata ad avere rapporti sessuali ogni qualvolta il marito lo chiedeva. Quando tentava di respingerlo, scattavano puntuali le percosse. In un’occasione il 36enne avrebbe persino provato a buttarla giù dal balcone di casa, mentre la stessa madre aveva il figlio in braccio. Alla donna veniva vietato di affacciarsi al balcone e quando lui si allontanava dall’abitazione la chiudeva chiusa a chiave all’interno, come non si fa neppure con un animale. Partita la denuncia, la donna è stata salvata e accompagnata insieme al bambino in una struttura protetta. In quel luogo la povera ragazza ha verbalizzato i ripetuti maltrattamenti, iniziati subito dopo il matrimonio, trascritto nel 2015 in Marocco. Nell’estate 2021 la coppia si era quindi trasferita a Rimini, dove il minore e la giovane erano tenuti a vivere in uno stato di terrore e violenze imposto dal marito. Tutto questo malvivere è proseguito fino al giorno dell’arresto del marocchino. La donna, durante una udienza del mese di Settembre, coadiuvata da un interprete, ha ripercorso passo a passo i suoi ultimi due anni di esistenza e nel contempo di continuo terrore quotidiano. Una testimonianza vera, triste e dolorosa, dove è venuto a galla, emerso, un percorso giornaliero di convivenza bestiale, sofferto solo per colpa del coniuge. Adesso è necessario solamente attendere la sentenza. La decisione è prevista per il giorno 10 novembre 2022. Sperando che la giustizia questa volta trionfi. In toto!