“Una opportunità per il futuro che a Rimini passa da inclusione scolastica, nuovi poli scolastici con i fondi pnrr e inglese dalle scuole per l’infanzia”.
Secondo gli ultimi dati disponibili sono poco più del 12% le ragazze e ragazzi stranieri, compresi tra i 0 e i 18 anni, residenti in provincia di Rimini. Nello specifico, sono il 17% i residenti nella fascia di età potenzialmente interessata ai servizi per la prima infanzia (0-2 anni), il 15,7% quelli compresi tra i 3 e i 6 anni (infanzia), il 13,50% tra i 6 e i 10 anni (primarie), per scendere fino al 10,95% dei residenti tra gli 11 e i 13 (secondarie primo grado, ex scuole medie) e arrivare ai 9,33% di chi è tra i 14 e i 18 anni (secondarie di secondo grado).
In particolare, è da notare come il divario tra la percentuali di stranieri residenti in provincia di Rimini compresi tra gli 0 e i 2 anni (il 17%), rispetto a quelli della fascia14-18 (9%), indichi un trend che nei prossimi dieci/quindici anni porterà ad una composizione delle classi riminesi con una media di circa l'8% in più di stranieri. Una presenza da considerare strutturale ormai da anni, ma che nei prossimi vedrà aumentare in maniera sensibile la percentuale. Si tratta di dati, comunque in linea con quelli regionali, che pongono alcune riflessioni sugli scenari presenti e futuri della società riminese.
In termini numerici, l'ultima rilevazione statistica sulle scuole della provincia di Rimini (2022), parla nello specifico di una popolazione scolastica 0-18 anni composta da 47.587 studentesse e studenti, con una percentuale media di quelli di origine stranieri di circa il 12%.
“Superare la sfida dell’integrazione scolastica – suggerisce Chiara Bellini, vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini - è necessario affinché tutti le ragazze e i ragazzi, indipendentemente dai paesi di provenienza e dal contesto socio-economico di origine, abbiano accesso a una educazione di qualità e alle stesse opportunità formative. Oggi infatti per il sistema scolastico, l’integrazione dei minori di cittadinanza straniera rappresenta una sfida cruciale. Se il tema riguarda la quasi totalità dei comuni italiani, Rimini ha però intrapreso un suo originale percorso, cercando di unire inclusione e innovazione attraverso investimenti in nuovi poli scolastici di quartiere. L’esempio più lampante, sul tema dell’inclusività, è quello della nuova scuola Ferrari, pensata come polo educativo, culturale e civico di un quartiere a forte connotazione multietnica. Orari e spazi sono pensati per un utilizzo durante l’arco di tutta la giornata, a servizio del quartiere, con un civic centre ideato per promuovere attività culturali e di socializzazione, promuovendo la convivenza delle diverse sensibilità. Non solo, l’Amministrazione ha accettato la sfida del PNRR – in un contesto nazionale dove si arriva ad ipotizzare addirittura la rinuncia a parti dei finanziamenti – pubblicando già i bandi di gara per la realizzazione dei tre nuovi poli educativi che hanno ottenuto i finanziamenti (Peter Pan a Viserba, Pollicino al parco Pertini di Rivazzurra, Girotondo in via Codazzi, dove prima c’era la “vecchia” primaria Montessori) e i cui lavori saranno aggiudicati entro il mese di maggio. Ma includere i ragazzi stranieri significa contemporaneamente aprire tutti gli altri al confronto, allo sviluppo di nuovi linguaggi che saranno fondamentali per il loro futuro di studio e lavoro. Anche in questa direzione va la sperimentazione della lingua inglese a partire dalle scuole di infanzia, su cui punteremo anche in futuro. Aspetti ancora più importante alla luce del calo demografico che renderà sempre più importante l’inclusione di queste bimbe e bimbi. Proprio in questi giorni sulla stampa nazionale emerge che anche il Governo, aldilà dei proclami, si sta accorgendo, grazie alle stime del Mef, che gli immigrati sono già fondamentali per il miglioramento dei conti pubblici, la tenuta delle pensioni, lo sviluppo del PIL e il funzionamento del mercato del lavoro. Non solo, l’ex ministro Profumo ricorda oggi come, alla luce del calo demografico e in assenza di nuovi studenti, avremo in Italia, nei prossimi 30 anni, solo 70mila laureati contro circa i 300 mila di oggi. Ecco allora che la gestione dell’inclusione non diventa più un tema per addetti ai lavori ma riguarderà la competitività del Paese e del sistema produttivo nel suo complesso. Anche per questo Rimini ha già scelto di investire e credere nell’inclusività, a partire dai servizi per l’infanzia, come opportunità per il futuro di tutta la nostra comunità”.