Il 25 maggio scorso il Tribunale di Bologna, sezione misure di prevenzione, ha confermato il lavoro investigativo svolto dalla Polizia di Stato, emettendo il provvedimento di confisca dei beni già sequestrati a fine gennaio scorso nei confronti di un cittadino italiano, originario di Lucera ma stanziato da diversi anni a Riccione, accogliendo interamente le richieste avanzate dal Questore di Rimini, Francesco De Cicco.
Il cuore strategico delle Divisioni Anticrimine che operano nelle 106 Questure Italiane è costituito da una “squadra” altamente specializzata, che sottopone quotidianamente ai Questori l’analisi qualitativa dei fenomeni delinquenziali per poterli prevenire. Parliamo dell’Ufficio Misure Patrimoniali della Divisione Anticrimine della locale Questura, che ha come obiettivo la centralità alla prevenzione attraverso un intervento di neutralizzazione della pericolosità sociale degli individui e di aggressione ai patrimoni acquisiti illecitamente. La “squadra”, nei giorni scorsi, ha provveduto alla notifica del citato provvedimento ablativo all’uomo, un pregiudicato di 59 anni, al quale sono stati confiscati i beni: dieci immobili (tra abitazioni ed alcuni box auto) ubicati nella provincia di Rimini, nel Comune di Riccione, in quello di Milano, Assago e Lodi, un autoveicolo e cinque conti correnti nonché cassette di sicurezza contenenti oro e denaro in contante, già oggetto di sequestro. Il valore degli stessi si avvicina al milione di euro.
L’operazione è scattata all’alba di venerdì 28 maggio ed ha visto complessivamente impegnati una ventina di Agenti della Questura di Rimini, con il coinvolgimento di personale delle Questure di Milano e di Lodi. La Divisione Anticrimine della Questura di Rimini ha impiegato circa 8 mesi ad effettuare mirate e complesse indagini che hanno interessato le vicende giudiziarie e l’analisi patrimoniale del soggetto, ricostruendo 40 anni di vita dello stesso e dimostrando che la sua attività illecita era iniziata già dai primi anni ‘80 e che gli esigui redditi percepiti dalle poche attività lecite intraprese dallo stesso e dal suo nucleo familiare non erano in alcun modo sufficienti ad assicurare neanche un livello di vita di pura sussistenza. In particolare, la Questura ha riscontrato le diverse condanne per reati di sfruttamento della prostituzione, contro la persona (sequestro di persona e minacce) e spaccio di sostanze stupefacenti, ha dimostrato come i negozi giuridici dispositivi dei beni volti al conferimento di alcune proprietà ai figli e parenti – non gravati da precedenti penali significativi – fossero solo un espediente per realizzare una intestazione fittizia degli stessi onde sottrarli ad eventuali provvedimenti ablativi.