Una truffa messa in piedi da una donna cittadina di San Salvador e un giovane italiano, entrambi con precedenti per truffa, ed emersa a seguito di indagini condotte negli ultimi mesi dalla Polizia Locale di Rimini. I fatti risalgono a fine novembre 2020 quando, durante un servizio di controllo stradale, gli agenti della Polizia Locale fermano un’auto con a bordo una donna di 70 anni e il figlio. Alla richiesta dei documenti, la donna presenta agli agenti un certificato assicurativo che a seguito di verifica risulta non essere registrato nella banca dati della compagnia assicuratrice riportata sulla polizza. La donna e il figlio hanno quindi raccontato agli agenti di aver pagato una somma di denaro ad un broker assicurativo, attraverso la ricarica di una postepay indicata dallo stesso broker in una chat su whatsapp. Una modalità alquanto inusuale, che ha consolidato l’ipotesi che i due fossero caduti vittime di una truffa. Mamma e figlio si sono quindi rivolti al Comando della Polizia Locale per sporgere querela a carico di ignoti. L'indagine, sotto la direzione del PM Dott. Paolo Gengarelli della Procura della Repubblica di Rimini, è partita dal materiale fornito dagli stessi truffati (conversazioni whatsapp, preventivi falsi, numeri di cellulare, conti correnti). Gli inquirenti hanno condotto ricerche relative ai conti correnti utilizzati per introitare i proventi da parte dei truffatori e hanno esaminato il traffico dell'utenza telefonica utilizzata per agganciare le vittime. L’utenza, disattivata subito dopo la truffa, è risultata intestata ad una cittadina di El Salvador non residente in Italia, ma con diversi ordini di rintraccio per truffe assicurative. Dalle indagini sul conto corrente è emerso invece il nominativo di un giovane italiano, originario di Napoli, anche lui con a carico diversi reati tra i quali, truffa, ricettazione, sostituzione di persona, guida senza patente e detenzione di armi clandestine. La collaborazione della Polizia Locale di Napoli ha permesso di rintracciare il ragazzo e disporre tutti gli atti necessari per avviare il procedimento penale.
I truffatori agganciavano le vittime fornendo dei preventivi falsi che riportavano in intestazione il logo di una nota agenzia di assicurazioni attiva in Italia nonché l'intestazione di una azienda del milanese che nulla ha a che fare con le polizze assicurative. Dopo il preventivo le vittime venivano contattate via whatsapp dal truffatore, che dava loro le coordinate per effettuare il pagamento tramite ricarica su una postepay. Le vittime ricevevano poi il falso certificato di assicurazione. L'azienda milanese, che nel tempo ha ricevuto numerosissime telefonate da tutta Italia da persone che scoprivano solo dopo il versamento di essere stati truffati, ha fornito agli agenti riminesi tutto ciò che era in suo possesso al fine di completare le indagini.