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Cronaca 15:18 | 18/07/2024 - Rimini

Moschea al Grattacielo? La Lega grida "vergogna" a prescindere. "Il problema è politico"

 

“L’assessore Roberta Frisoni stoppa la notizia surreale di una trattativa tra un privato e il responsabile di un non meglio identificato ‘gruppo giovani musulmani’ per l’affitto con possibilità di acquisto di un vasto spazio nel grattacielo cittadino. La stoppa citando le normative urbanistiche che lo vieterebbero e che anche noi abbiamo ben presenti. Ma il dato sconcertante della vicenda è che, insieme alle ragioni urbanistiche, non se ne sia dato anche un giudizio politico. L’affare infatti, se portato a compimento, avrebbe avuto ricadute sull’intera collettività di Rimini in termini di sicurezza e avrebbe sollevato problematiche concrete che attengono alla sfera amministrativa e politica cittadina. Il punto di maggiore preoccupazione, a nostro avviso, è la faciloneria con cui si prospetta che Rimini diverrà sempre più una città multiculturale. È ormai noto che il multiculturalismo ovunque sia stato adottato è risultato più che fallimentare sia come assunto teorico che come messa in pratica del progetto. Numerosi e ormai senza via di uscita i suoi effetti negativi in tutt’Europa che spaziano dalla mancata e rifiutata integrazione di gran parte dell’immigrazione soprattutto islamica, alla creazione quasi ovunque di ‘no go zone’, quartieri ghetto con evidenti fenomeni di radicalizzazione e attività illegali dove la legge vigente è quella della shari’a e dove spesso le forze dell’ordine non possono entrare. E su questo che dobbiamo confrontarci. Non consentiremo che Rimini diventi più multiculturale. Faremo di tutto perché l’integrazione vera diventi un diritto e un dovere per gli immigrati residenti e per i neo-italiani di origine straniera che devono essere obbligati a osservare ‘senza se e senza ma’ la Costituzione e le leggi italiane, soprattutto sul piano della parità, dei diritti e della sicurezza”.
Così in una nota i segretari provinciale e comunale della Lega a Rimini Elena Raffaelli e Gilberto Giani (nella foto).
“Prendiamo l’esempio della Francia, messa a ferro e fuoco dalle rivolte del 2023 per l’insanabile conflitto tra islam, modernità e laicità, dove si conterebbero centinaia di ‘zone urbane sensibili’ anticamera dei cosiddetti ‘territori perduti’, francesi ma nei fatti extraterritoriali. Casi analoghi si riscontrano in tutt’Europa, in Paesi dove le teorie multiculturaliste si sono insediate ben prima che in Italia e che oggi cercano di correre ai ripari senza riuscirci. E c’è anche un’altra questione da affrontare laicamente, fuori dai pregiudizi delle sinistre multiculturaliste e in gran parte oicofobe: quella delle moschee. Qui in discussione non c’è la libertà di professare la propria religione che è un diritto inalienabile. Ma non accettiamo neppure che ci siano fraintendimenti sul ruolo delle moschee che si intreccia con gli obiettivi e l’influenza dell’islam politico, ormai saldamente penetrato anche in Italia, di cui assistiamo a preoccupanti manifestazioni di intolleranza e odio antisemita, israelofobo e anti-occidentale. La moschea non è una ‘chiesa’ musulmana. È uno spazio che nell’islam ha altre funzioni precise: è dove la comunità si raduna per trattare questioni politiche, sociali e culturali e anche per pregare e dove la persona che tiene il ‘sermone’, l’imam assolutamente non paragonabile a un sacerdote, fa la differenza. Come la mettiamo se l’imam di turno è di quelli che incitano, come già accaduto in più moschee, al radicalismo e al jihad? E gli interrogativi non si fermano qui passando da chi gestisce la moschea alla provenienza dei fondi per realizzarla. Servono trasparenza e conoscenza. Tutte questioni su cui troppo spesso le amministrazioni locali sorvolano per colpevole disinteresse, per ignoranza o per compiacenza e sulle quali, se interrogate, emettono pareri vaghi e falsamente rassicuranti. Noi invece le domande le poniamo e vogliamo risposte chiare”.