Il 18 giugno scorso, mia figlia ha avuto un incidente con il motorino. Ebbene, l’incidente è avvenuto verso le ore 14.00, ambulanza arrivata nei tempi, ha stabilizzato la paziente, caricata in ambulanza, e visto che l’incidente è avvenuto all’incrocio con la superstrada di San Marino e via Della Repubblica, l’ambulanza è arrivata al Pronto Soccorso in un attimo. Accettazione P.S. ore 14.46, Voglio anche premettere che la gravità dell’incidente non era tale da assegnare un codice “rosso”, ma le è stato assegnato un codice “verde”. Arrivata al P. S. è stata subito presa in carico, visitata e verificato che non era in imminente pericolo di vita, aveva riportato solo varie contusioni e lamentava forti dolori alla spalla sinistra, al braccio e al polso sinistro, veniva mandata presso il reparto di radiologia per le lastre di rito.
Tempo per fare le lastre 3 ore, referto ore 18.18. Va bene ci sta, visto che nel frattempo erano arrivati dei codici “Gialli e Rossi”.
Ma dall’esame radiologico alla visita dell’ortopedico sono passate altre 4 ore, (referto visita ortopedica 22.04), e questo NON ci sta. Ho chiesto il perché: la risposta è stata c’è solo un medico ortopedico, che oltre a seguire le urgenze, deve fare ambulatorio e seguire il reparto.
Ricoverata alle 14.30 circa, dimessa alle 22.18, ha passato quasi 7 ore su un lettino in mezzo ai corridoi, quando le è andata male. Certo la diagnosi non è grave, tutore collare per 10 giorni e tutore alla spalla con immobilizzazione del braccio per altri 10 giorni, MA TEMPI DI ATTESA biblici. Si tenga in buon conto anche i codici “Gialli”, non se la passavano bene per l’ortopedia, anche per loro tempi di attesa tra le 7 e le 8 ore.
Non parliamo del delirio al triage, con affluenza sostenuta ed un solo operatore allo sportello, personale infermieristico e Oss, veramente sotto pressione.
Arriviamo al cuore della notizia, in data 23 giugno 2018, mia figlia lamentando forti dolori al polso sinistro e non riuscendo a muovere neanche un dito, si decide di tornare al pronto soccorso, ma questa volta andiamo a Santarcangelo, siamo in area vasta no? Stupore assoluto: vuoto, talmente vuoto, che secondo me quando ci hanno visto arrivare, in cuor loro avranno pensato: “oh finalmente un paziente!”. Accettazione al P.S. ore 14.44, visitata e…. “signori dovete recarvi presso il P.S. di Rimini, perché questo è un pronto intervento e non un pronto soccorso, quindi vi devono visitare al P.S. Ortopedico di Rimini, intanto mandiamo via telematica il referto, ore 16.27. Ok e come ci andiamo a Rimini? Con i vostri mezzi, va bene. Ci mettiamo in macchina e arriviamo al P.S. di Rimini, qui l’apoteosi ed il delirio più totale.
Triage, una sola operatrice allo sportello, le stanze di P.S. erano così stracolme che hanno iniziato a mettere i pazienti in sala d’attesa dietro il nastro, bambini piccoli a cui veniva presa la temperatura per l’anamnesi di ricovero sullo stesso lettino, in batteria, senza ricambio dei lenzuolini. Privacy non rispettata, non solo medica ma anche dei dati sensibili dei bambini e dei genitori. Robe da terzo mondo.
Ci rechiamo presso l’ambulatorio Ortopedico 2 e anche lì gente con omeri spaccati ed ingessati, in attesa da ore ed ore, di essere visitati; bambini su sedie a rotelle, avendo piedini probabilmente contusi che appoggiavano sulle sedie in sala d’aspetto con sacchetti di ghiaccio sopra; gente che si rifocillava sulle sedie accanto. Anche in questo caso arrivo ore 17.00 c.a. dimessa alle ore 22.35…ma… Eh sì per essere dimessa ci siamo dovuti recare al P.S. della prima accettazione a Santarcangelo, un’assurdità senza eguali. Ho chiesto di parlare con il Responsabile Sanitario del P.S. di Rimini: non c’era. Con il suo vice: non c’era neanche lui. Per parlare con un responsabile amministrativo dovevo andare in direzione, ma vista l’ora gli uffici erano chiusi.
Già assurdo, se si pensa che mia figlia era accompagnata da due adulti, ma in caso di persona sola o anziana? I computer e le reti trasmissioni dati non li hanno inventati solo per i giochini o per gustarsi qualche video hard. Parlando con altre persone, scopro che a un bambino sono state fatte ben due radiografie al piede sbagliato; oppure sento di una persona che avuto un piccolo incidente di moto e tra il primo ingresso e la visita con relative refertazioni ci sono voluti tre giorni di pronto soccorso ortopedico. Tutte persone reali pronte a testimoniare ovunque. E che dire della dottoressa che ha eseguito anche una visita privata durante il servizio di pronto soccorso ortopedico, perché al suo paziente scadevano i giorni e la dottoressa si era dimenticata di rinnovargli il certificato? Anche qui posso portare persone a testimoniare. Infine ci sono grossi problemi di sicurezza: dal pronto soccorso mi sono recato al parcheggio di via Settembrini e passando esternamente ho avuto libero accesso al parco ambulanze ed a vari settori dell’ospedale che di norma devono essere preclusi al pubblico. Forse perché in giacca e cravatta mi avranno scambiato per un medico?
Non si discute sulla professionalità di molti, ma credo che vadano riviste parecchie procedure, a tutela sia dei pazienti e per una miglior organizzazione del servizio, che ad oggi presenta parecchie e consistenti lacune. Non si può pensare che un solo dottore in ortopedia, seppur affiancato da un esercito di infermieri e di Oss, possa reggere dei carichi così pesanti, perché poi alla fine ci si sbaglia e chi ci rimette sono i pazienti.
Leonardo Carmine Pistillo
(fonte Chiamami Città)