L’assessore comunale Kristian Gianfreda: “Istituzioni, aziende, terzo settore, volontariato, settore educativo e cittadini insieme per ‘far uscire il sociale dal sociale’”.
A seguito delle profonde trasformazioni sociali derivanti anche dalla pandemia, la demografia del territorio riminese, in linea con i cambiamenti nazionali, vede un anziano ogni quattro vivere da solo: per 1200 di loro, infatti, sono in essere attività di prevenzione affinché possano vivere in autonomia e bene il più a lungo possibile. Oltre 570 invece sono ospiti delle residenze dedicate e 1660 quelli che stanno ricevendo i servizi domiciliari direttamente a casa attivati dall’ente. Per farsi un’idea, per ogni cittadino sotto i 14 anni ce ne sono due che hanno più di 65 anni, arrivando a un totale di 2300 famiglie composte solo da anziani o con almeno un componente con più di 80 anni. Le persone con disabilità o in situazione di non autosufficienza sono otre 1000 persone (335 assistite e 117 ospitate in residenze socio-sanitarie). La popolazione riminese, inoltre, conta un bacino di circa 20 mila individui con cittadinanza straniera: in particolare, sono 34 i minori stranieri (che non hanno familiari) accolti nelle apposite strutture. A questi si affiancano poi 45 minori in affidamento a famiglie diverse da quella di origine più 170 i minori accolti in strutture socio-educative. 44 i casi di dispersione scolastica accertati nel corso del 2023, 45 quelli recuperati. È composito e ‘multicolore’ l’orizzonte a cui guarda il Comune di Rimini che, a partire da 5 incontri di lancio che inizieranno l’11 marzo, sta avviando il percorso partecipativo finalizzato alla costruzione di un “Piano Generale di Inclusione e di Contrasto all’Isolamento”.
L’idea di “Gente di Rimini”, questo il nome per processo, è quella di portare un approccio orientato all’innovazione sociale nei servizi e in città: accanto alla cura delle comunità, il piano andrà a sperimentare azioni e proposte in ambito di inserimento delle persone fragili nelle aziende del territorio, di accessibilità cittadina intesa come uno sguardo non solo alle barriere architettoniche, ma anche alle possibilità di muoversi e di sostare per tutti e tutte, e ad elaborare proposte di coinvolgimento in ambito sociale per le giovani generazioni.
Di cosa si tratta?
Far capire le potenzialità di assumere una persona cosiddetta ‘vulnerabile’ nella propria azienda. Eliminare le barriere architettoniche dentro e fuori dalle mura del centro storico, così da avere uno spazio urbano realmente inclusivo, anche per chi magari si deve spostare in carrozzina. Valorizzare i luoghi in cui si creano e generano relazioni tra le persone. Un imponente percorso che chiama a raccolta una serie di soggetti abitualmente considerati esterni al mondo del servizio sociale in senso stretto: non solo il terzo settore e il volontario, ma anche i singoli cittadini, l’universo produttivo, il mondo universitario, quello educativo. La finalità è quella di innovare i servizi rivolti alle fasce più fragili della popolazione con momenti di coinvolgimento, attivazione ed azioni pilota e sperimentazioni e con un occhio di riguardo a una comunicazione capace di promuovere un maggiore engagement del territorio intorno alle tematiche che toccano il sociale. Il tutto per arrivare a un programma organico che tenga insieme le molteplici attività pensate dall’amministrazione con le diverse componenti cittadine coinvolte al fine di creare un ambiente urbano ‘a misura di tutti’, caratterizzato da un tessuto sociale unito e accogliente.
Quattro le aree di intervento
Le principali aree di intervento intorno al quale si articola il percorso di definizione del documento sono quattro e riguardano: la promozione dei luoghi di comunità (quali strutture sportive, luoghi culturali, bar e altro ancora) come centri di relazioni significative in grado di arricchire il territorio di opportunità di partecipazione attiva, socializzazione e sostegno socio-educativo; favorire l’accompagnamento e l’inserimento professionale di persone con fragilità all’interno delle realtà imprenditoriali ; incoraggiare l’abbattimento delle barriere architettoniche materiali e immateriali che ostacolano e la quotidianità dei cittadini con fragilità; stimolare il coinvolgimento delle nuove generazioni nelle iniziative di welfare cittadino.
Per quanto concerne il primo capitolo sull’implementazione della dimensione di prossimità dei luoghi, sarà avviata una mappatura mediante canali formali (Civico, educatori di quartiere eccetera) e informali degli spazi di comunità in senso ampio per identificare una strategia di contatto, ingaggio e attivazione della rete allargandone i confini con nuovi soggetti e rafforzandone il legame, andando a valutare anche in quali aree attivarne di nuovi. Proprio in questa direzione, il piano sarà lanciato a partire da 5 incontri in prossimità che andranno a interessare diversi territori cittadini e che inviteranno i partecipanti a mettere in luce opportunità e necessità in questo senso. Relativamente al tema dell’inclusione lavorativa, invece, si provvederà a dare vita a un iter partecipativo che vada a implementare l’engagement del mondo del lavoro e delle imprese a 360 gradi: si partirà da un momento di ascolto dei soggetti già attivi (Comune, Centro per l’impiego, Enaip, Caritas) e dei protagonisti di best practices territoriali per poi creare un ‘gruppo di lavoro amministrazione comunale-imprese' che parta dalle criticità preesistenti per individuare le condizioni di possibili sperimentazioni da mettere a terra. Al centro del processo anche il tema dell’accessibilità che porti avanti -così come stabilito dal dettato della direttiva europea dell’ Accessibility Act- la visione di garanzia e promozione del diritto di tutte le persone di accesso a informazioni, servizi, trasporti, occasioni di socialità, prodotti e opportunità attraverso la sinergia di una consulta dedicata al perseguimento di questi traguardi: sempre in ottica partecipativa questo gruppo includerà soggetti di mondi anche diversi, come i rappresentanti dei commercianti e del TPL. Focus dell’agenda sarà anche il protagonismo giovanile con la creazione di occasioni e di iniziative in cui i giovani si possano impegnare in esperienze di aiuto e di solidarietà.
Il questionario ‘Gente di Rimini, come va?’ e alcune iniziative in programma
Oltre ai percorsi partecipati che si svilupperanno attorno a questi temi e che vedranno l’affiancamento di una cabina di regia comunale, sarà avviata una campagna di comunicazione multi canale che porterà in città diversi contenuti: le immagini e le storie della “Gente di Rimini”, che racconteranno le storie e i percorsi individuali in una città già molto attenta al prossimo, una fotografia della città e dei suoi cittadini attraverso dati e servizi sia del Comune che del Terzo Settore, gli inviti agli incontri e alcune “call to action”. Verrà infatti diffuso, già a partire dai primi di marzo, un questionario d’indagine rivolto a tutti i cittadini dal titolo ‘Gente di Rimini, come va?’ (https://bit.ly/GenteDiRimini) che raccoglierà le sollecitazioni provenienti dalla cittadinanza in termini di bisogni e farà una prima imponente mappatura del capitale sociale cittadino.
A questo si aggiungono anche metodologie di partecipazione innovative e fortemente intersettoriali che caratterizzeranno le attività con la finalità di co-costruire tutti i passaggi del percorso: punto di valore del progetto è la particolare attenzione alla concretezza, grazie alla quale alle fasi di ascolto e co-progettazione seguiranno già, entro la fine del percorso, momenti di sperimentazione “tattica” sul campo di alcune delle proposte che emergeranno.
Tra le iniziative che saranno messe in programma nei prossimi mesi ci sarà anche la Biblioteca umana “Gente di Rimini” che, sulla scia di un’interessante iniziativa nata in Danimarca, vuole trasformare lo scambio di libri, che avviene abitualmente in biblioteca, in uno scambio di esperienze tra persone, in una serie di conversazioni a due che possano aiutare i partecipanti a sfidare pregiudizi e promuovere una maggiore coesione umana con il racconto di sé e l’ascolto dell’altro.
“Uno sforzo importantissimo per coinvolgere la comunità sui temi che più stanno a cuore ai servizi della protezione sociale con lo scopo di ampliare la platea di persone, istituzioni, aziende, attività commerciali e singoli cittadini dedicate alla solidarietà e all’aiuto del prossimo - è il commento dell’assessore alla protezione sociale del comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. Il concetto cardine è quello di ‘far uscire il sociale dal sociale ’così da rompere le barriere che separano la rete del sociale con il resto della società, promuovendo il protagonismo di ogni componente cittadina e risorsa umana nel sostegno delle persone più vulnerabili e nel supporto reciproco, combattendo di riflesso forme di emarginazione e discriminazione. C’è un cambio di paradigma importante dietro a questo percorso che si concluderà con la realizzazione del Piano ‘Gente di Rimini’: creare una città in cui il sociale non sia una responsabilità solo delle istituzioni, ma un impegno collettivo, capace di abbracciare le diversità e far emergere il potenziale di ciascuna persona. Questo è il valore aggiunto della nostra comunità, che ha sempre fatto dell’altruismo e della solidarietà le sue bussole”.
“Lavorare a una Rimini inclusiva non è solo una questione di servizi: è chiaro ormai da tempo che l’obiettivo di dare supporto alle persone fragili della comunità si raggiunge anche passando attraverso le relazioni, la prossimità, le reti sociali – spiega Sara Branchini, vice presidente di Università Verde -. In un territorio come quello riminese, storicamente ricco di quello che i sociologi chiamano “capitale sociale”, quel mix di fiducia, relazioni tra le persone, propensione a stare insieme e a partecipare alla vita pubblica, diventa oggi più che mai necessario lavorare a rafforzare il senso di comunità, anche di prossimità, a potenziare e moltiplicare i luoghi di incontro nei territori, le reti e la capacità di lavorare insieme a sviluppare attenzione agli altri. A raccontare e a valorizzare la “Gente di Rimini”.