Un gruppo di genitori di diverse province dell’Emilia Romagna (Ravenna, Rimini, Bologna, Modena) ha depositato ieri mattina a ministero dell’Avv. Beatrice Piraccini del foro di Ravenna, un esposto/denuncia presso la Procura di Bologna per portare l’attenzione degli investigatori sulle responsabilità penali ipotizzate dagli esponenti relativamente ai provvedimenti di chiusura delle scuole in E-R, nonché sulle conseguenze negative che la DaD ha provocato in bambini e adolescenti.
Il ricorso all’esposto è stato supportato dai Comitati della Regione E-R aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza e presenti sulla quasi totalità del territorio regionale emiliano-romagnolo.
Gli esponenti censurano inoltre il precedente e l’attuale protocollo sanitario che in caso di un alunno positivo impone la quarantena a tutta la classe, anche con tampone negativo, e che individua tutti compagni di classe come contatti stretti, nonostante mascherina, distanziamento e frequente igienizzazione delle mani, a differenza dei docenti e degli altri lavoratori che, con distanziamento e mascherina, non sono considerati contatti stretti e possono rientrare in servizio a seguito di un tampone negativo.
I firmatari dell’esposto contro ignoti puntano il dito contro i provvedimenti emanati dalla Regione Emilia-Romagna che hanno determinato una forte compressione e la violazione del diritto all’istruzione in presenza costituzionalmente garantito.
Nell’esposto si evidenzia, tra le altre cose come alle base dei provvedimenti di chiusura delle scuole e di quelli di adozione dell’attuale protocollo ci sia l’affermazione di un incremento dei contagi a seguito della riapertura delle scuole, nonché di una maggiore contagiosità della c.d. variante inglese fra gli adolescenti, ma questi dati sono smentiti dai report covid pubblicati dalla Ausl Regione E-R, nonché da autorevoli ricerche nazionali ed internazionali.