Fuoco e fiamme contro l'Amministrazione comunale. Stavolta sono le tariffe della tassa sui rifiuti solidi urbani a scatenare la rabbia di Confcommercio e dei suoi associati. Il presidente provinciale Gianni Indino e il presidente della Federazione che raggruppa i pubblici esercizi Gaetano Callà non la mandano certo a dire. “Apprendiamo con sconforto e rabbia come ancora una volta le imprese riminesi siano chiamate a risollevare i conti pubblici dell’amministrazione locale. Non c’è altro modo per definire le nuove tariffe della Tari approvate dal Comune di Rimini, relative all’anno 2018 – dice Indino -. L’aumento del 2,90 di media per le attività economiche, indistintamente, è spropositato perché si va ad aggiungere a tariffe che già apparivano in molti casi oltre i limiti sopportabili per chi fa impresa ed è già oberato da mille balzelli. Se questa è la risposta alle difficoltà che già le imprese incontrano e di cui ci siamo fatti portavoce affinché diminuissero le imposte locali, mi viene da pensare che la situazione sia sfuggita di mano”.
“I pubblici esercizi sono sempre nella top ten dei tartassati e anche in questo caso non siamo da meno – dice il presidente provinciale Fipe, Gaetano Callà -. Le nostre attività continuano a subire una tassazione insostenibile, perché l’aumento si va ad aggiungere a tariffe già altissime e non giustificabili con il servizio reso. Faccio una provocazione: perché l’amministrazione non applica le nostre esose tariffe anche agli abusivi della ristorazione come circoli privati, artigiani, agricoltori e chi più ne ha più ne metta…?. Come abbiamo già riportato in passato, usando le parole di un nostro associato, ‘è come pagare 40 euro per mangiare un panino’”.