Il 27 marzo scorso la Giunta di Coriano ha approvato il progetto presentato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII denominato“Piantare la speranza”. Il progetto si pone l’obiettivo di dare valore a tutti i ragazzi che attraverso il progetto “Comunità educativa carceraria” (CEC), realizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con il carcere, trovano la forza e il coraggio di intraprendere un importante percorso di riabilitazione dopo aver scontato parte della pena in ambito carcerario per aver commesso dei reati.
Con il progetto “Piantare la speranza” il Comune di Coriano mette a disposizione i giardini delle scuole del territorio affinché, una volta all’anno, si potrà piantare un albero per ogni ragazzo accolto nel progetto quell’anno, come segno di rinascita e di avvio di un nuovo percorso di vita nella società. L’idea progettuale è nata in occasione di un incontro tenutosi nel Municipio di Coriano a cui hanno partecipato i ragazzi e gli educatori della Comunità venuti in visita a seguito dell’invito dell’Amministrazione.
In occasione della visita del Prefetto della Provincia di Rimini, dottoressa Alessandra Camporota, partita proprio dalla Comunità denominata “Casa Betania”, prima casa famiglia della Papa Giovanni XXIII, è stata consegnata la delibera di Giunta Comunale che approva il progetto.
"Un segno importante dato alla presenza del Prefetto - sottolinea l'assessore alle Politiche del sociale Beatrice Boschetti - proprio perché Coriano presenta sul proprio territorio sperimentazioni e progettualità ancora poco conosciute ma che devono diventare buone prassi e idee da sviluppare affinché la collettività possa diventare veramente inclusiva".
"Fieri - ha aggiunto il sindaco Domenica Spinelli - di essere il comune sperimentale che, con questo progetto, attraverso l’attenzione all’ambiente si mira a sensibilizzare la popolazione ad una maggiore attenzione all’essere umano>"
"Quanto ho avuto modo di osservare ed ascoltare a Casa Betania - ha spiegato il prefetto Alessandra Camporota - una comunità quotidianamente operante verso il concetto di un bene non astratto, non può non condurre il mio pensiero alla nostra Carta Costituzionale e precisamente all’art.27 che, al comma 3, chiarisce che non solo “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità” ma esse “devono tendere alla rieducazione del condannato”. Casa Betania incarna tutto questo e l’iniziativa del Comune di “piantare la speranza” contribuisce ad un respiro osmotico tra chi sconta la pena e la comunità, anche esterna, che l’accoglie. Da Prefetto ritengo altresì doveroso sottolineare che le percentuali di recidiva di chi si “rieduca”, in particolare attraverso il lavoro, calano vertiginosamente a beneficio dell’intero sistema sociale".