"La pittura infamante: negletti, traditori e miscredenti". Con l’espressione pittura infamante venne chiamato dalla fine del sec. XIII fino alla metà del successivo, un fenomeno tutto italiano che metteva in risalto attraverso la raffigurazione della pena di essere appesi per un piede, il tradimento che certi personaggi avevano compiuto nei confronti dello Stato. Erano tendenzialmente condannati a questo tipo di colpa coloro che per vari motivi (militari, commerciali, ecc.) venivano ritenuti traditori della patria. Solitamente i malcapitati, se catturati, venivano prima strozzati e poi appesi per essere esposti alla pubblica riprovazione quale esempio da non imitare. Nell’eventualità il traditore si fosse reso irreperibile, un certo numero di esemplari di questa pittura veniva esposto presso le porte cittadine, nei luoghi più frequentati dalla popolazione, come i mercati, le fiere, ecc. con l’indicazione del nome della persona ricercata, la sua effige appesa per un piede e con il premio in denaro per chi avesse permesso la sua cattura o lo avesse catturato, vivo o morto. Per l’uomo medievale la dimensione sociale era un aspetto fondamentale della sua vita. Utilizzare l’immagine significava fare leva sulla sensibilità collettiva per colpire l’individuo nella sua rispettabilità.