Un immenso Petrosino ha affascinato ieri sera la platea dell'Astra strappando più volte un sorriso al pubblico.
«L'epidemia che ci ha colpito dice il filosofo, si è manifestata con la violenza dell'imprevedibile» eppure prevedere e decidere il proprio benessere è oggi tra le condizioni principali della nostra società. Petrosino, Uno dei filosofi attuali più lucidi ha riflettuto, ieri sera, sul dramma del coronavirus a partire dalle parole che usiamo per spiegare questo evento e le sue conseguenze: perché, dice Petrosino, il "futuro" è diverso dall'"avvenire", il "mondo" dal "reale", la "scienza" dagli "scienziati", l'ottimismo" dalla "speranza", ma anche perché la modalità del "morire" ci ha atterrito più della "morte" in sé, fino a comprendere che l'autentica "libertà" non consiste nel fare ciò che si vuole. Come ci ha cambiato l'epidemia? Che cosa possiamo fare per non farci sopraffare? «dovremmo essere più seri nel vivere il tempo, che non è mai solo il "nostro tempo", il tempo delle nostre "urgenze private"», afferma il filosofo, indicando un atteggiamento per il "dopo" e citando La peste di Camus: «bisogna restare, accettare lo scandalo, cominciare a camminare nelle tenebre e tentare di fare il bene».
La rassegna prosegue, venerdi 12 Novembre, con Marcello Veneziani che decilnerà la resilienza attraverso la parole Spirito.