"Il mio ridicolo caso (gli è stato vietato di tenere un corso all'Università Bicocca di Milano su Dostoevskij, ndr) ha dimostrato che non conviene mettersi contro la letteratura. La letteratura è più forte delle ideologie, delle dittature, mettersi contro Dostoevskij o Achmatova non va a finire bene".
Con viva passione Paolo Nori ha portato sul palco dell'Astra Anna Achmatova, poeta, straordinaria interprete del Novecento. Anna era una donna forte, una donna che, «con la sola inclinazione del capo - come ebbe a dire Iosif Brodskij, suo amico e futuro premio Nobel - ti trasformava in homo sapiens». "Suora e prostituta" per i critici sovietici, esclusa dall'Unione degli scrittori, privata degli affetti più cari, diventata, durante la Seconda guerra mondiale, la voce più popolare della Russia sotto l'assedio nazista, indi rimessa al bando, sorvegliata, senza mezzi. Ha profuso ostinazione e fermezza. Ha patito come patiscono le anime che, anche quando cedono, non cedono. Non ha smesso di scrivere, anche quando la sua poesia si poteva soltanto passare di bocca in bocca. Ha saputo, alla fine della sua vita, essere quel che voleva diventare: la più grande poetessa, anzi, il più grande 'poeta' russo dei suoi tempi".
Un lungo e commosso applauso dalla gremita platea dell'Astra ha chiuso l'intensa serata ed è iniziata la fila per il firmacopie