"Purtroppo l’ennesimo caso di "presunta" mala gestione di un centro Antiviolenza nella provincia di Rimini. Ovviamente in mano alla giustizia che farà i dovuti accertamenti, restano comunque accuse molto pesanti. Troppi i centri in tutta Italia che hanno goduto dei fondi stanziati dal Governo, soprattutto in periodo lockdown, che sono sotto gli occhi della magistratura. Questo ci deve portare ad una riflessione più profonda, innanzitutto come dipartimento tutela vittime Fratelli d’Italia richiediamo ancora una volta, una mappatura dei suddetti centri, in modo da poterne verificare le corrette metodologie di operatività e le competenze degli addetti ai lavori. In secondo luogo le “mission” di tali centri, sono fin troppo di parte. Basti guardare alle mobilitazioni contro gli alpini, sono centri (per dirla con Veneziani) che servono a mobilitare le donne, a tenere in vita il femminismo 2.0 e a rendere la loro protesta globale e connessa agli altri temi ricorrenti il razzismo, l’omofobia, la xenofobia. Con la violenza alle donne si chiude il cerchio.
Centri che fanno un uso ideologico e politico di queste manifestazioni. Non scatta nessuna mobilitazione femminista di piazza se a praticare la violenza alle donne sono immigrati. Così su altri piani si tace degli uteri in affitto per la compravendita di bambini, un abuso più mortificante della prostituzione, ma i beneficiari sono soprattutto coppie omosex e dunque silenzio".
Beatriz Colombo coord. Regionale dipartimento Tutela vittime Fratelli d'Italia.