"Caro Diario, oggi vorrei affrontare con te la questione Nuovo Piano Spiaggia.
Partiamo subito da cosa ho capito fino ad ora: questo piano spiaggia è un ottimo assist per tutti i bagnini riminesi. Dovrebbe normalizzare una situazione molto spesso illegittima dal punto di vista urbanistico, rendendo regolari tutte quelle superfici che dovrebbero essere considerate abusive. Rende edificabili situazioni che sono state precedentemente demolite in quanto considerate abusive. Crea l’opportunità per ogni stabilimento di avere una licenza bar o in caso di metratura adeguata anche quella di ristorante.
Alla collettività viene portata in dote la riduzione della cubatura di costruito del 10%, qualche spiaggia libera in più e un evidente ammodernamento dell’offerta turistica, costringendo alla demolizione quelle obsolete cabine in cemento anni ’70.
Tutta questa progettualità forse è un po’ tardiva, ma è sicuramente figlia della direttiva Bolkestein, che obbliga lo stato, attraverso i comuni, a mettere all’asta le concessioni demaniali. Non essendo un bagnino concessionario e vedendo le evidenti storture che questa situazione ha creato, non tanto nel Riminese ma in maniera vergognosa in gran parte dell’Italia, sono decisamente favorevole a questa iniziativa. Legittimamente i concessionari hanno un parere opposto al mio, ma direi che la motivazione è piuttosto evidente.
La realtà è quella di un privilegio enorme su un bene comune, che dovrebbe essere a disposizione di tutti e non tramandato per generazioni o venduto al miglior offerente. Mi ha sempre fatto sorridere la motivazione che le aste pubbliche avrebbero attirato le multinazionali e umiliato il laborioso imprenditore locale. È storia recente quella di una grande azienda internazionale che ha comprato 5 spiagge e le ha riqualificate, senza passare dalle aste ma trattando direttamente con il concessionario.
La polemica degli ultimi giorni è sulle spiagge libere, dove farle e quante farne. Sono ormai anni che i gestori balneari lamentano il fatto che esista un’offerta di ombreggio decisamente superiore alla domanda, con la necessità di “ritirare” qualche concessione per fare spiagge libere. Qualche anno fa un concessionario demaniale viserbellese, in una chiacchierata informale, mi disse che la cooperativa bagnini avrebbe dovuto rilevare alcune licenze in vendita e trasformale in spiagge libere, in modo da “eliminare” un po’ di concorrenza e abbassare l’offerta di posti di ombreggio.
Credo che le spiagge libere possono essere un valore aggiunto per un turismo che non necessita di servizi ma che vuole vivere low-cost la sua vacanza. Ne è un esempio la spiaggia libera all’inizio di Igea Marina, sempre molto frequentata. Inserirne una in un contesto con servizi commerciali sul lungomare potrebbe portare giovamento a tutte le attività commerciali, dai parcheggi ai negozi, fino al mondo della ristorazione declinata in tutte le sue sfaccettature.
Concludo caro Diario con questa osservazione: i balneari hanno da sempre avuto una rappresentanza forte all’interno delle istituzioni, a tutti i livelli. Nelle ultime elezioni sono state date anche chiare indicazioni di voto per candidati specifici. Questo non stupisce, anzi è piuttosto legittimo e vale per ogni categoria economica, ma è evidente come questo piano spiaggia premi questa azione di lobbying.
È innegabile come il nostro modello turistico, ormai decadente, sia basato per la maggior parte sul mare, quindi era necessario mettere ordine e “costringere” a nuovi investimenti i concessionari. Si poteva fare di più? Forse. Ma ci voleva una forza politica diversa, più coraggiosa, che oggi non c’è".
Stefano Benaglia