Il “Paradiso ritrovato. In omaggio all’Amazzonia”, la mostra alla Bottega Bertaccini di Faenza con le tavole di Paola Baroncini e i testi di Gian Ruggero Manzoni dedicate al nostro “Polmone Verde” fino al 31 agosto, è quasi un requiem. Ricordiamo l’Amazzonia tra versi e immagini, le porgiamo i nostri più sentiti ossequi, perché più che “ritrovata” il timore è che stia lasciando questo mondo. Si sta, neanche poi così tanto lentamente, avvicinando al Paradiso. In un anno la deforestazione è aumentata del 25% rispetto alla prima metà del 2019. Perfino l’entourage di Bolsonaro (nella foto), che dell’ossigeno sembra importargli un gran poco, ha ammesso che “il governo è stato lento nell’adottare misure contro il disboscamento”. Può essere che il
Presidente brasiliano, dopo aver contratto il Covid, si sia reso conto che tutto sommato a qualcosa questo benedetto O2 serva. Se manca c’è la seria possibilità che si avvicini anche lui ai cieli celesti, magari per osservarli di striscio. Contando che Bolsonaro, oltre che agli atti ingiustificati contro la foresta amazzonica, ha in ordine: sfottuto le misure precauzionali e restrittive contro la pandemia facendo arrivare le vittime in Brasile a 80000 (perlopiù poveri già in condizioni disagiate) perché tanto “un giorno moriremo tutti”, ha stralciato gli articoli di legge che prevedevano l’obbligo di fornire acqua potabile e beni di prima necessità ai villaggi indigeni, ha cancellato i fondi di emergenza destinati alle popolazioni indigene e quilombola, potrebbe almeno trattenersi nel sfoggiare coraggio e idrossiclorichina. Ci sarà stato un istante, un momento diverso dagli altri, con il virus in corpo, in cui il Presidente abbia pesato veramente il suo respiro? Un attimo in cui Bolsonaro, l’ossigeno e il Paradiso si siano trovati improvvisamente alla resa dei conti? Per ritrovare il Paradiso dovrebbe cominciare a porgere i suoi più sentiti ossequi a tutte le azioni criminali che ha e sta compiendo, neanche poi così tanto lentamente.
Stefania Bozzo