“La piadina, il parmigiano di fossa, la mora romagnola, lo squacquerone: sono tanti i prodotti gastronomici di cui la Romagna si può fregiare e per cui è rinomata anche nelle cucine fuori dallo Stivale, dall’Oltreoceano all’Europa. Una cultura, quella della buona tavola, che affonda le radici nelle più antiche tradizioni della nostra terra, e che è frutto della professionalità dei nostri contadini e delle nostre aziende, che hanno fatto della tavola romagnola un’eccellenza riconosciuta nel mondo. Un vero e proprio brand.
A questo si affaccia però l’altro lato della medaglia: i tanti, troppi, casi di attribuzione impropria del marchio da parte di imprese e start up. Un caso si è avuto ad esempio in Inghilterra qualche anno fa, quando una giovane azienda ha provato illegittimamente a lanciare nel mercato il marchio della Piada di Modena, con l’escamotage della città emiliana per far passare il messaggio della garanzia di bontà e qualità del prodotto. Oppure un caso anche in Canada, dove un’altra azienda ha cercato di conferire la dicitura romagnola alla piadina messa in commercio. Delle gocce nell’oceano di una lunga serie di tentativi di illegittima registrazione del marchio che riguardano anche diverse società italiane, che provano a ‘dribblare’ le normative in materia.
La Commissione europea, a questo proposito, ha adottato dei regolamenti chiari sull’applicazione dei sistemi di qualità per il settore agroalimentare, con sigle quali Dop - Denominazione di origine protetta e Igp - Indicazione geografica protetta. La Regione Emilia-Romagna in questo detiene un primato, con un totale di 44 qualifiche tra Dop e Igp.
Un merito che è giusto venga tutelato con dei dovuti passaggi e controlli ministeriali affinché questo settore economico, formato da uno straordinario capitale umano e professionale, sia preservato. Un segmento produttivo che è parte integrante dell’offerta turistica di Rimini e della Romagna, e che dovrà esserlo in scala sempre maggiore, per garantire al turista una vacanza esperienziale completa, a 360 gradi, per fargli vivere la terra romagnola in tutte le sue declinazioni, che vanno dall’enogastronomia al divertimento, dalla cultura alla spiaggia, passando per lo sport.
Ecco perché, come amministrazione comunale, in sinergia con i consorzi e le realtà che gravitano attorno all’universo enogastronomico, continueremo a vigilare e mappare situazioni di incongruenza, furbizia e tentativi di scorciatoia, per far sì che i sapori e saperi delle nostre tavole siano al sicuro, senza il rischio di essere compromessi a livello di reputazione da aziende estere o italiane che li creano con caratteristiche nettamente inferiori rispetto al grado di qualità reale. Una battaglia che non è sinonimo di campanilismo alimentare fine a se stesso, ma che è finalizzata a proteggere un’ampia categoria economica che sta dietro alla produzione di questi prodotti. Prodotti, ricette, che sono d’ispirazione internazionale e che è giusto siano garantiti nella loro qualità, anche ai consumatori saltuari e non esperti”.