Sconcerta e amareggia l’intervista al dott. Nanni, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Rimini, Forlì-Cesena. La sfida a cui sono chiamate le scuole in questo difficilissimo frangente non necessita di atteggiamenti manicheistici che riducano quanto docenti e personale ATA stanno facendo in una semplicistica distinzione fra impegnati e disimpegnati, da governare con l’occhiuto controllo del dirigente scolastico. La realtà ben più complessa e articolata - che certamente non sfugge a chi di navigata esperienza come il Provveditore - avrebbe meritato una diversa restituzione alla cittadinanza. In primo luogo, perché tutte le istituzioni scolastiche si sono attivate per garantire le attività didattiche a distanza, in secondo luogo perché, se anche delle criticità sono presenti, queste andrebbero rilevate e lette con gli occhiali giusti, senza ridurne l’attribuzione alla buona volontà dei singoli. La scuola, oggi più che mai, è chiamata a dare una risposta di sistema al Paese, ma non è possibile valutare l’impatto di tali azioni senza soppesarne contesti e condizioni di partenza. A guardar bene, il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), ha innalzato le competenze dei docenti ma non ha certamente messo a sistema gli ambienti di apprendimento virtuali e gli insegnanti si sono trovati a doversi cimentare, quasi ex novo, con piattaforme mai utilizzate prima. A ciò va aggiunto che, se una platea consistente si è dotata, nel tempo, degli strumenti informatici adeguati, il corposo contingente di docenti precari, che non ha mai beneficiato della Card, sta provvedendo con mezzi propri. Se poi, la rilevazione ancora in corso del Miur, sulla didattica a distanza confermerà, come probabile, un’attivazione delle scuole a geometria variabile, occorrerà tener conto dei faticosi percorsi compiuti nel tentativo di superamento della didattica tradizionale: disponibilità di reti a fibra, acquisti di beni e piattaforme, formazione dei docenti, adeguamento delle informative per il trattamento dati e dei regolamenti di istituto. Perché, poi, non riferire del vivace dibattito in corso attraverso il quale docenti e dirigenti si stanno interrogando su come raggiungere tutti, posto che oggi più che mai il digital divide segna fortemente le differenze socio-culturali del Paese? Come essere scuola inclusiva per tutti coloro che hanno nella presenza fisica del docente al loro fianco la chiave del successo formativo? Come la valutazione delle attività aprirà scenari del tutto inediti, per la quale occorreranno riflessioni approfondite e approcci cauti? Perché non riconoscere come le segreterie si stanno riorganizzando, per supportare insegnanti e famiglie, nonostante la drammatica carenza di personale, la pressoché totale assenza di corsi di formazione ed il mancato di adeguamento dei profili professionali ai compiti che sono chiamate a svolgere? Nella speranza di aver fatto luce sulla complessità che la scuola, tutta, oggi affronta proprio per garantire il diritto costituzionale all’istruzione, con sacrifici che vanno ben oltre gli inquadramenti contrattuali del personale, si auspica che l’amministrazione continui a svolgere quel ruolo di coordinamento e supporto alle scuole, oggi più che mai strategico.
Simonetta Ascarelli (Flc Cgil), Maura Consoli (Cisl Fsur), Antonio Pagnotta (Uil Scuola Rua)