Il caso delle due mamme di Riccione fa notizia e la stampa dedica giustamente spazio a un argomento che fa discutere e anima il dibattito: l'opinione pubblica si divide fra lo sconcerto di chi è ancorato alla visione della genitorialità tradizionale e NATURALE, e l'esultanza di quanti credono che il diritto a essere genitori debba sconfinare oltre lo stereotipo della famiglia tradizionale. Lasciamo che ognuno abbia la propria opinione sull'argomento e che si faccia portavoce della propria ideologia nelle sedi opportune ma la domanda che ci poniamo è: quanto accaduto è davvero un evento unico e isolato?
Pare che anche a Santarcangelo sia stata presentata una richiesta analoga e/o simile che ha evidenziato il vuoto legislativo sulla filiazione all'interno delle coppie omosessuali e messo gli addetti ai lavori, ovvero gli ufficiali di stato civile, nella condizione di dover rifiutare la richiesta che non è contemplata dalla legge attualmente in vigore. La legge sulle Unioni civili ha infatti regolato i rapporti della coppia omosessuale, mancando (colpevolmente) di regolamentare la relazione della coppia con i figli nati al suo interno.
Come mai però, sul caso di Santarcangelo nessun articolo in merito? La coppia in questione non ha trovato le medesime difficoltà a far valere quello che, per molti, è un diritto? Sono state seguite le procedure in maniera corretta, ovvero il Comune di Santarcangelo ha rifiutato l'istanza per poi eventualmente doverla accogliere sotto imposizione del tribunale che si sia espresso in tal senso anche in questa circostanza a favore della coppia richiedente o siamo di fronte a una forzatura del sistema ancora prima che la giurisprudenza faccia il suo corso?
Ricordiamo che non tutti i tribunali italiani si sono espressi nella medesima direzione del caso di Riccione: nel maggio 2019 la Procura di Parma si è opposta al riconoscimento di un bimbo, come figlio, da parte di una donna unita civilmente alla madre biologica del bambino, anche in questo caso la coppia voleva ottenere l'annullamento del rifiuto dell'ufficiale di Stato civile del Comune di Fidenza al riconoscimento del minore. Il procuratore si è opposto alla richiesta "evidenziando che essa non sarebbe prevista dal nostro ordinamento giuridico, per cui - allo stato dell'attuale legislazione - il riconoscimento del figlio di una donna, da parte di una persona dello stesso sesso (sia essa convivente o unita civilmente alla madre del bambino), sarebbe vietata". Dunque l'esito del ricorso porta alla luce il problema di non avere una normativa di riferimento alla quale attenersi e quindi doversi rivolgere, ogni qualvolta si presenti il caso, ad una autorità esterna che si esprima attraverso una sentenza impositiva. L'iter corretto passa attraverso un iniziale diniego, piaccia o no a una certa parte politica che vuol "sembrare più moderna e di larghe vedute" ma che alla fine mette in atto meccanismi di vecchio stampo.
Invitiamo 'l'amministrazione trasparente' a dare le risposte certe e plausibili sulla vicenda.
WALTER VICARIO COMMISSARIO FORZA ITALIA SANTARCANGELO DI R.