“In una Riviera della Romagna che, tra le poche in Italia, sta reagendo e ha rimesso in moto a pieni giri la sua grande macchina da ‘capitale delle vacanze’, da Comacchio a Rimini, da Cesenatico a Riccione e a Cattolica, le notizie che giungono riguardo al 2020 del turismo italiano continuano a dipingere un quadro 2020 davvero da anno più duro dal dopoguerra a oggi.
La persistenza dell’esclusione di alcuni mercati turistici esteri primari per le grandi città d’arte e per le località balneari, primi tra tutti Stati Uniti e Russia, danneggia notevolmente il comparto dell’ospitalità del Paese. Si pensi solo all’impatto del mercato ex sovietico in termini di arrivi e presenze turistiche sulla Romagna.
E’ una valutazione oggettiva, non una lamentela né una rivendicazione strumentale. La salute dei cittadini e la tutela della stessa stanno al primo e indiscutibile posto, quindi le precauzioni proposte dal Ministero della Salute e assunte ieri dal governo sono per me indiscutibili. Ma le conseguenze negative del blocco sui territori ad altissima valenza turistica verso alcuni Paesi ad altissima frequenza turistica sono altrettanto innegabili. Pensiamo ad esempio all’impatto del mercato russo sulla Riviera di Rimini: nel 2019 con i suoi 544mila pernottamenti è stato secondo solo a quello tedesco (786mila presenze). E quello ex sovietico, come del resto quello tedesco, è anche un turismo con buona/alta capacità di spesa. Il problema post lockdown per l’Italia, e per il territorio riminese che è tra i primi tre nel Paese per PIL turistico prodotto, è appunto quello dei fatturati. Se nella stagione più difficile, come Riviera della Romagna stiamo reagendo con forza, aprendo le strutture ricettive per un luglio e agosto che dalle prenotazioni siamo fiduciosi possa essere incoraggiante; riallestendo eventi di sistema, a partire dalla Notte Rosa; investendo su una campagna di comunicazione orientata al turismo interno, che presenta la nostra Riviera come sorridente e sicura, e che spero dia risultati concreti; la criticità dei mercati esteri, e dei fatturati collegati, e con essi la relativa ricaduta occupazionale, resta tutta. Questo è un dato di fatto, questo dovrebbe convincere le Istituzioni, il Governo a mettere mano e a dare la precedenza a misure strutturali di sostegno e rilancio del settore che già ora soffre più degli altri, e, proprio perché si nutre di percezione, rischia di soffrire con la stessa intensità anche dopo la fine dell’emergenza Covid.
Rimini tra qualche giorno presenterà i nuovi tratti del parco del Mare, il waterfront pedonalizzato e rinaturalizzato. Nei prossimi mesi aprirà due nuovi Musei, quello dedicato a Federico Fellini e il PART. Entro l’anno si completerà nella sostanza il grande piano di risanamento ambientale chiamato PSBO. Natura, benessere, spazi, cultura, benessere: Rimini è già strutturalmente sulla traiettoria delle nuove esigenze e dei nuovi desideri per chi vuole fare vacanza dopo l’allarme pandemia. Ma non possiamo tralasciare l’oggi, come non possiamo pensare che la crisi del turismo italiano derivata dal Covid si risolva da sé. Il cambiamento è epocale e tocca tutti. Si pensi solo a quanto sta accadendo anche in questo ore in tutto il mondo e in Italia e in Romagna nel settore degli eventi e degli spettacoli, con manifestazioni congressuali e fieristiche, concerti, iniziative, campionati cancellati da un giorno all’altro, per evidenti problemi legati alle precauzioni sanitarie, logistiche, di mobilità tra Paese e Paese.
Adesso bisogna guardare e agire. Le risorse del Recovery Fund devono essere investite prioritariamente sul turismo”.
Andrea Gnassi sindaco di Rimini