Il fallimento del Cocoricò, la discoteca più famosa d’Italia nel mondo, impone una più ampia riflessione sul mondo dell’intrattenimento di oggi e di domani, a prescindere dalle questioni che hanno portato alla chiusura del locale che lascio agli organi competenti. Come presidente del SILB della Regione Emilia Romagna a della provincia di Rimini, patria del divertimento italiano, non posso che essere dispiaciuto per questo addio. Il Cocoricò per decenni ha contribuito alle fortune di Riccione, della Riviera romagnola e dell’Italia intera, diventando la discoteca che ha fatto tendenza e tutto il mondo ha frequentato e ci ha invidiato. Questo non lo può dimenticare nemmeno chi oggi balla sue ceneri tirando un sospiro di sollievo. Pensare che chiudendo il Cocoricò o gli altri locali notturni significhi cancellare con un colpo di spugna tutti i mali della società, non mi sembra realistico. Il sistema ha dato a noi imprenditori della notte un ruolo che non ci compete, quello di educatori, mettendoci sul banco degli imputati ad ogni comportamento più o meno scorretto degli avventori, dentro o fuori il locale. Eppure il nostro compito è ben diverso: creiamo contenitori di aggregazione, li dotiamo di un’eccellenza musicale e ci impegniamo affinché le serate trascorrano nel segno della sicurezza collaborando con la massima disponibilità con le forze dell’ordine. Come presidente locale del sindacato di categoria, avverto nell’opinione pubblica uno stato di attacco, di assedio mi verrebbe da dire, che sul nostro territorio rischia di mettere in ginocchio un settore chiave per il turismo e l’economia come quello dell’intrattenimento notturno e il grande lavoro di un’imprenditoria sana e con tanta voglia di crescere e di innovarsi. Purtroppo oggi gli imprenditori della notte vivono uno stato di ansia ogni volta che alzano la saracinesca, responsabili inconsapevoli di azioni che per la maggior parte avvengono all’esterno o a locale chiuso. La giusta lotta contro l’abuso di alcolici, poi, ci vede in prima linea con varie azioni di sensibilizzazione ormai quotidiane. Va sottolineato come i prezzi di una consumazione in discoteca siano i primi deterrenti per l’abuso di alcol, che nella maggior parte dei casi avviene ben prima dell’entrata nel locale, in altri luoghi e con altre modalità a bassissimo prezzo, come nei market. Dall’altra parte non possiamo non notare come tutti i nostri contenitori di divertimento negli anni siano stati trasformati in appartamenti, residence o alberghi e che a Riccione il giorno dopo la chiusura del locale simbolo della movida l’amministrazione parli già di accordi per il cambiamento di destinazione d’uso. I ragazzi, piaccia o no, hanno bisogno di stare insieme, di avere luoghi aggregazione, e non solo di smartphone o di realtà e amicizie virtuali. Luoghi per la loro età, dove divertirsi e trovare un confronto con i coetanei e, perché no, con la realtà. Siamo sicuri che senza discoteche staremo più sicuri sapendoli per strada? L’impasse esiste, non si può negare. Ma come uscirne? Con la passione che da sempre ci anima e con l’innovazione. Il mercato impone un cambio di pelle e i nostri imprenditori stanno già cavalcando l’onda del cambiamento, nonostante un abusivismo dilagante che ci toglie energie, fondi e possibilità di fare investimenti. Il Cocoricò ha chiuso, ma non ha chiuso la Riviera romagnola che come sempre dimostra di saper guardare al futuro aprendo altre forme di aggregazione e divertimento. Tanti cambiamenti sono in atto e la sfida al miglioramento e all’innovazione caratterizza come sempre la nostra imprenditoria. Una sfida che il nostro territorio gioca sempre con successo e che si prepara nuovamente a vincere
Gianni Indino Presidente SILB della regione Emilia Romagna e della provincia di Rimini