In Italia la surrogazione della maternità costituisce una pratica medica vietata a cui si accompagna il problema del riconoscimento dei figli. Le norme in vigore nel nostro Paese consentono il riconoscimento automatico dei genitori biologici e quindi la trascrizione dell’atto di nascita del neonato all’anagrafe, mentre non è possibile il riconoscimento automatico per il genitore non biologico o come si dice del genitore sociale. Purtroppo diversi sindaci di comuni italiani, per ragioni ideologiche, hanno consentito, violando la legge, l’iscrizione all’anagrafe di bimbi nati dall’utero in affitto ed ora, la conferma del divieto è stata sancita con una sentenza della Corte di Cassazione. Con l’interrogazione, presentata in Consiglio comunale a Rimini, dal sottoscritto è emerso che tra i Sindaci che hanno violato la legge vi è anche il Sindaco di Rimini che ha iscritto all’anagrafe due gemelli di coppia omosessuale. La vicenda non può essere taciuta perché non è accettabile che un Sindaco, quale Amministratore deputato a garantire la legalità e, quindi, il rispetto delle norme, contribuisca, con i suoi atti, alla violazione delle norme ed alla mercificazione del corpo della donna per avallare l’egoismo di qualche essere umano o per narcisismo personale. Riconoscere il diritto di iscrizione all’anagrafe di figli concepiti all’estero che sono oggetto di un contratto di surrogazione gestazionale in cui le parti contrattano le condizioni del servizio offerto (come ad esempio il prezzo, il costo del delle spese mediche e/o dell’abbigliamento della gestante) significa violare la legge e, quindi, commettere un reato per il quale le norme prevedono l’azione penale obbligatoria. Per queste ragioni abbiamo voluto conoscere ciò che il Sindaco di Rimini teneva nascosto.
Marzio Pecci capogruppo consiliare Lega Nord Rimini