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Opinioni 12:20 | 07/03/2020 - Rimini

La vera epidemia è la nostra disperata paura davanti alla morte

Cerco, ma non sempre ci riesco, di camminare almeno due ore al giorno. Dieci chilometri sono cosa buona non solo per il corpo… Cerco, ma non sempre ci riesco, di mangiare sano e italiano come dice la Coldiretti, avendo la fortuna di vivere in una città dove il pesce dovrebbe essere alla base della nostra alimentazione. E’ vero, la tagliatella è una tentazione e come scrive Oscar Wilde “posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”.
Oggi il problema è serio in un Paese che non ha mai fatto della serietà la sua bandiera. Non è la paura che ci attanaglia. La paura è naturale, normale, quando di fronte al pericolo cerchiamo di difenderci con qualunque mezzo. Ma il nemico sia esso il fuoco, l’acqua, il serpente ha un suono, una voce, una identità, una storia.
Lui, no. Lui non sai chi sia, da che parte arrivi con i suoi tentacoli; non ha odore, suono, consistenza. Non sai se ha gli occhi a mandorla, o se parla come quel tedesco di cui non ricordo il nome ma solo il cognome: Alzheimer.
Cerco di essere leggero, ma non è paura, non per me. Sono un fideista convinto, perché la ragione non riesce a darmi risposte certe.
Devo aggrapparmi a qualcosa, a qualcuno, a una metafisica che sia rifugio della mia ricerca. Un tempo contro le epidemie si pregava, oggi si chiudono le Chiese, le Scuole, ma non, repetita iuvant, i Centri Commerciali. La vera grande epidemia, non ancora pandemia, è la nostra selvaggia e disperata paura di fronte alla morte. E’ cambiato il mondo: una mascherina val bene una Messa. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola diceva Paolo Borsellino. Domani di chilometri ne farò qualcuno in più, mi devo meritare una tagliatella fotonica e un bicchiere di Beato.
Rurali sempre.

Enrico Santini