La “Comedie Humaine” di Honorè De Balzac è un’opera letteraria che descrive realisticamente l’intera società francese della prima metà dell’800, ed è anche una continua elegia dell’inevitabile rovina delle classi privilegiate dell’epoca. La satira del celebre scrittore non è mai così pungente e la sua ironia non è mai così amara come quando fa entrare in azione le classi che rappresentano la nobiltà del periodo; i soli uomini con cui parla con ammirazione erano i repubblicani, i veri rappresentanti delle masse popolari. Con tale proiezione descrittiva Balzac è andato contro a quella che era la sua classe, ha agito svincolandosi da quelli che erano i suoi pregiudizi politici, nel nome di un realismo che doveva guardare oltre il tramonto, proiettandosi nell’avvenire. E la satira si è intrisa nel realismo, senza eccedervi, con la schiettezza di chi vuole essere amaro e pungente seguendo la via della verità. La vignetta di Marione è satira, ma poco vicina a Balzac. E’ pungente, ma segue una via poco veritiera. L’ultimo schizzo a tema Brexit rappresenta Boris Johnson festante in fuga da un’Unione Europea raffigurata come Auschwitz. Il fumettista poteva scegliere qualsiasi altro luogo per simboleggiare l’inevitabile tramonto dell’Europa della nostra epoca, ma non il simbolo dell’Olocausto. Perché il risultato è di una satira dove di amaro rimane l’immagine della satira stessa. La protesta veritiera sull’Unione Europea non si vede più. E’ una satira che non può scuotere perché non c’è più traccia del realismo storico. Marione si difende sostenendo che “La satira non è tale se non colpisce allo stomaco”, ma invece dovrebbe ammettere (scusandosi) che con questa vignetta è andato contro al genere stesso, si è svincolato da esso, nel nome di un non realismo. E ha usato, in maniera inappropriata, un tramonto amaro della nostra storia.
Stefania Bozzo