"In questi giorni ho assistito a tanti commenti e prese di posizioni sulla Comunità di San Patrignano e soprattutto sul suo lungimirante fondatore Vincenzo Muccioli. Prima di esprimermi ho voluto vedere il film di Netflix ( che tra altro non mi interessava affatto , conoscendo da vicino le persone ed i contenuti socio-educativi e sanitari della Comunità) , un film “spacciato” come documentario che a mio giudizio non è. Non si tratta altro che un montaggio di interviste, oculatamente scelte per screditare sciaguratamente la figura del pioniere della lotta alla droghe ed alle sue complicanze fisiche e psichiche. Proprio di quel Vincenzo Muccioli che tutti i ragazzi di Sanpa consideravano un padre e che lui per primo considerava figli.
Condivido il pensiero di tanti, come anche del Sindaco Gnassi, che hanno preso le distanze dal film-documentario ed anche la vera e propria indignazione di quelli della mia parte politica.
Comunque dalla mia esperienza professionale che mensilmente mi porta al contatto con tante persone che operano ancora oggi nella comunità e dalla testimonianze di molte persone ignorate dal film credo che si possa desumere la verità.
In primis da quanto pubblicato dalla ex ministro Letizia Moratti e dal figlio Andrea Muccioli nei giorni scorsi possiamo capire il valore della Comunità di San Patrignano ai suoi albori in un
contesto politico sociale e forse anche culturale ben diverso da quello di oggi. Alla fine degli anni settanta erano periodi difficilissimi in tema di tossicodipendenze; le famiglie, specie le meno abbienti, completamente abbandonate, “lo Stato impreparato, gli ospedali che non accettavano ragazzi che dovevano disintossicarsi. A ciò si sommava l’Aids”.
A San Patrignano tutti questi ragazzi in fila venivano accettati a costo zero e con “regole che si facevano insieme” come la Ministro Moratti e tanti lavoratori della Comunità oggi affermano.
Raccontare la Comunità come descritto nel documentario infine non rende affatto merito ai tanti ragazzi che superato il periodo critico della loro vita sono tornati a casa e sono ottimi lavoratori e
padri di famiglia o hanno continuato ad operare nel settore della prevenzione sociale dentro e fuori San Patrignano.
Da questa esperienza nel nostro territorio sono nate altre piccole comunità a gestione pubblico- privato che da anni portano avanti un encomiabile lavoro di recupero e socio-educativo per
tantissimi ragazzi deboli provenienti da ogni parte d’Italia. All’interno di esse hanno operato ed operano medici, psicologi ed educatori che tutto il mondo ci invidia.
Per tutto quanto espresso, mi sento particolarmente vicino ad Andrea e Giacomo Muccioli, e chiedo alla comunità di San Patrignano attuale ed alla città di Rimini tutta di continuare ad essere
grati verso di loro, attraverso il nostro affetto e la nostra stima incondizionata per il loro padre".
Nicola Marcello