Monet è un artista del presente. E’ una spugna assorbente, ragiona poco, segue l’onda di un’emozione quasi infantile che gli permette di impressionarsi di fronte a cose apparentemente insignificanti. Nel suo caso non è la vita a sopraffare l’arte, è lo stupore che si tramuta in una straordinaria qualità pittorica. Le ombre colorate, la mediazione, il passaggio morbido della luce sono caratteristiche da osservare da vicino, per comprendere come quel poco di ragione il pittore l’abbia tutta indirizzata verso una tecnica fugace ma nello stesso contemplativa. E la mostra multimediale “Claude Monet: the Immersive Experience”, al Teatro degli Arcimboldi di Milano dal primo agosto al 13 dicembre 2020, è una di quelle esposizione interattive da non perdere in questa era Covid. Non potendoci avvicinare agli originali possiamo solo assorbire l’immediatezza dell’emozione, possiamo permetterci di analizzare o ragionare ancora meno del poco che
ha ragionato il pittore. Nessuna tecnica da scrutare. E quell’impressione ci inebria del profumo delle ninfee o dei colori caldi di un tramonto, ci incuriosisce con un ponte giapponese o con la luce che cade a picco sulla facciata di una cattedrale. Il massimo della spensieratezza. Non ci sono problemi, malattie, crisi in quegli attimi. Con Monet la pandemia non può esistere. “Andrà tutto bene” è già futuro, per adesso ci godiamo l’emozione dell’arcobaleno.
Stefania Bozzo