"Lo dico da giovane di 27 anni impegnato in politica. Che pena vedere “personaggi celebri” come Fedez, Achille Lauro, Loredana Berté, Elodie, Nina Zilli, Alessandra Amoroso, tutti in fila per sbracciarsi a favore del Ddl Zan. Non hanno mai letto un disegno di legge in vita loro e adesso ci vengono a fare lezioni di diritto penale.
Qualcuno dovrebbe spiegare a questi professionisti del diritto che il disegno di legge che sostengono è inutile, perché le norme vigenti del nostro paese in merito alla violenza, tutelano già chiunque e prevedono anche le aggravanti: futili motivi o agire con crudeltà (ricordo la condanna esemplare a 10 anni di carcere alle bestie che pestarono un ragazzo omosessuale a Napoli nel 2009).
Qualcuno dovrebbe spiegare a questi politologi che parlare in modo generico di “discriminazione” senza nemmeno definire cosa sia, lasciando quindi totale discrezione al giudice di turno, significa usarla come un cavallo di troia per introdurre un reato di opinione. Gli stessi politici che hanno presentato il Ddl ritengono che affermare che la famiglia è quella composta da un uomo e da una donna sia un atto discriminatorio. Vogliamo rimanere liberi di affermare che un bambino ha il diritto di avere un padre e una madre, che la famiglia non è composta da un genitore 1 e un genitore 2, che l’utero in affitto è una pratica disumana e continuare a lottare per rifiutare l’ideologia gender nelle scuole, che viene sdoganata da questo tremendo disegno di legge.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai nuovi intellettuali della sinistra moderna che non siamo solo noi “cattivi cattolici, medievali e retrogradi” ad opporci a questa proposta liberticida. Critiche sono arrivate da ArciLesbica e da volti noti del femminismo italiano. Ma ciò non fa notizia.
Qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori e alla sinistra italiana che l’ignoranza è una brutta bestia. Noi li fermeremo. Perché la famiglia non è un reato d’opinione".
Matteo Montevecchi