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Opinioni 09:46 | 19/02/2019 - Rimini

Vecchia Fiera: altri ritrovamenti d'età romana, Comune e Soprintendenza tacciono

La storia è questa: nel 2011 veniva adottato il nuovo PSC, nel corso della prima legislatura a guida di Andrea Gnassi e viene modificata la destinazione dell’area ex fiera, dando di fatto il via libera alla cementificazione totale della zona.
A maggio 2015 viene perfezionata la vendita delle Aree ex Fiera alla Conad, (Commercianti Indipendenti Associati Conad, Forlì), per la realizzazione del nuovo centro commerciale e dell’edilizia residenziale e al Comune di Rimini per la realizzazione del progetto “Acquarena”, fermo ancora al palo per varie vicissitudini giudiziarie.
Io (Leonardo Carmine Pistillo) e Roberto Montagnoli, verificate le carte allegate al progetto e alle varianti, scopriamo, che in quell’area era stata ritrovata una tomba di epoca romana, esposta presso il Museo Comunale di Rimini e sempre nella stessa zona nel 1902 venne ritrovato un busto di Agrippina Minore, che non si è mai capito bene come sia arrivato al Metropolitan Museum of New York.
Nella carta delle potenzialità archeologiche, la tomba ritrovata era stato ubicata in modo errato. L’ubicazione della tomba, sulla carta delle potenzialità archeologiche, fu disegnata sotto il condominio di Via Simonini, anziché nell’ex area fiera, la tomba fu ritrovata nel 1988 mentre il condominio fu costruito a fine anni ’70, liberando di fatto l’ex area della fiera quale sito d’interesse archeologico di media o alta potenzialità, quindi per poter costruire venivano disattesi tutti gli obblighi di legge del caso, infatti nelle norme collegate, essendo una area identificata con “bassa potenzialità”, basta inviare il progetto e la soprintendenza alle belle arti può chiedere di eseguire delle ricerche, ma è facoltativo. Mentre se l’area è definita media o alta, la sopraintendenza richiede obbligatoriamente di eseguire carotaggi ed altri tipi ricerche.
Io e Roberto, coinvolgemmo Luigi Camporesi, all’epoca consigliere comunale, il quale fece varie interrogazioni in consiglio comunale, incontrammo l’allora Assessore Roberto Biagini e il Direttore Generale Alberto Fattori, oltre ad incontri diretti presso la Soprintendenza delle Belle Arti di Bologna, con il Sovrintendente e vari funzionari, al fine di rappresentare, documenti alla mano, che quell’area era di assoluto interesse archeologico e di altissima potenzialità, per cui chiedevamo che le documentazione allegata allo strumento urbanistico, venisse immediatamente aggiornata, e che all’acquirente dell’area venisse immediatamente ordinato di eseguire tutte le opere di ricerca come previsto dalle normative vigenti. A seguito di tali incontri, il 13.10.2014 inviammo all’attenzione della Dott.ssa Curina tutta la corposa documentazione. La Curina, ravvisata la congruità della documentazione presentata da parte mia e di Montagnoli, invia una nota al Comune di Rimini in data 23.01.2015. Di conseguenza in data 25.02.2015 richiede la valutazione archeologica, valutazione richiesta con 8 mesi di ritardo dai permessi di demolizione dell’area e a 7 mesi di distanza dalla prima interrogazione in consiglio comunale. Ulteriori comunicazioni furono inviate dalla Sovrintendenza sia alla proprietà che al Comune, nelle quali, vista la rilevanza del sito, al fine di preservare eventuali reperti, si doveva procedere obbligatoriamente ad eseguire delle attività di ricerca accurata ed approfondita. A questi carteggi si affiancano due esposti circostanziati, presentati dal sottoscritto presso il Comando Regionale Carabinieri di Bologna per la Tutela del Patrimonio. Sicuramente anche rispetto a questi esposti fu attivato da parte del Comune di Rimini e della Soprintendenza alle Belle Arti un monitoraggio molto serrato sull’area.
Furono ritrovate circa 16 tombe, con vari oggetti: scheletri, monete, anelli, lampade, anfore romane ed altri monili di valore, attualmente non è dato conoscere dove siano ubicati, la stessa Soprintendenza interpellata nel 2017 non ha fornito risposte certe, se non: “ I materiali più significativi sono in corso di restauro”.
Molti personaggi riminesi sconsigliarono questo “acceso interessamento”, ma alla fine i fatti hanno dimostrato che in quella zona vi erano importanti testimonianze archeologiche e che questo “acceso interessamento”, ha salvaguardato tali reperti, che andranno sicuramente ad arricchire l’ala romana del nostro Museo.
Arriviamo a qualche settimana fa e, come per incanto, la solita ruspa, in fase di scavo, rinviene altre tombe e reperti di sicuro interesse. Le foto scattate ed a corredo dell’articolo testimoniano ancora una volta che vi sono ritrovamenti e la Soprintendenza ed il Comune di Rimini, su tali ritrovamenti, tacciono come sempre.
Ho richiesto alla segreteria del nuovo Funzionario della Soprintendenza di Ravenna, oramai da giorni, di essere contattato per una dichiarazione, ma il telefono resta muto… e meno male che in quell’area non doveva esserci nulla ed era un'area a bassa potenzialità archeologica di nessun valore significativo. Come sempre attenderemo fiduciosi.

Leonardo Carmine Pistillo