Lucio Paesani interviene sul tema dei canoni pertinenziali nell'area del porto di Rimini.
Leggiamo sugli organi di stampa un comunicato del COMUNE DI RIMINI, che parla di “maxi sconti del 40% per i titolari di concessioni nell’area del triangolo del porto”.
Sentiamo il dovere di fare chiarezza, su una vicenda che, ci pare, esser sfuggita di mano alla stessaAMMINISTRAZIONE.
Le informazioni passate alla stampa ci appaiono INESATTE, INCOMPLETE e FUORVIANTI.
Partiamo da una premessa che ripercorre i “tragici” passaggi della vicenda:
L’area oggetto di trasferimento, che codesta Amministrazione ha dichiarato di aver ricevuto a “titolo non oneroso”, in realtà, ha comportato una decurtazione di trasferimenti pari ai canoni in essere al momento del passaggio.
Tali canoni detti “pertinenziali”, lo Stato non li ha mai incassati, in quanto oggetto di un primo condono al 30% nel 2012, ed un secondo nel 2020.
La Giunta, con delibera n.212del 1 agosto 2017 quantificava con 5 mesi di ritardo i nuovi canoni, salvo poi, solo 7 giorni dopo, ridefinirli con delibera n.216 dell’8 agosto 2017. La ridefinizionecomportava per i concessionari importi simili a quelli che per anni il Sindaco Gnassi, ha definito “eccessivi ed impagabili”, ovvero le cifre richieste dal Comune erano per i cosiddetti “pertinenziali”, pari a quanto richiesto dallo Stato, o poco meno.
Dinanzi ad una richiesta che comprometteva la coerenza politica del Sindaco, ci rivolgemmo al “tecnico” che aveva avvallato il trasferimento, l’Assessore Brasini, il quale candidamente ammetteva “abbiamo preso un pacco”. Il problema fu che quel pacco, per “timore della corte dei conti”, vennegirato ai concessionari, cosi come si gira una cambiale o un assegno.
Chiedevamo al medesimo Brasini, nell’interesse delle imprese coinvolte, quanto in quello della collettività tutta, che si vedeva decurtare trasferimenti per un importo superiore ai valori di mercato di affiancare o coadiuvare gli operatori per ottenere una nuova modulazione dei canoni. Le nostre richieste non furono accolte.
Su istanza dell’Avvocato Roberto Biagini, (ex-assessore),che chiedeva una “ricognizione” sulla reale entità dei beni trasferiti il Comune aprì un’istruttoria con verifiche caso per caso da cui emerse che buona parte degli immobili risultavano parzialmente“abusivi”.
Il valore dei trasferimenti decurtati alla comunità riminese era quindi, non solo in base ai valori di mercato, quanto alla reale consistenza ECCESSIVO.
NE DOVREBBE CONSEGUIRE, PER LOGICA, CHE ECCESSIVI ERANO ANCHE QUEI CANONI CHE IL COMUNE RICHIEDEVA AL PRIVATO.
(immobili SQUERO, RISTORANTE DEI MARINAI, BAHAMAS, BARGE )
Nel 2018, chiedemmo al Comune di conoscere il reale stato di diritto degli immobili, ed uscimmo da un incontro tra i nostri consulenti ed i dirigenti Piaquadio, Errico ed altri, con la proposta, accettata, diridiscuterela quantificazione dei canoni, solo dopo che la Sovrintendenza si fosse pronunciata su “antichi condoni”, cui mancava solamente quest’ultimo parere.
Il diniego trasmesso dalla Sovrintendenza alComune, nonostante il dialogo aperto, in alcuni casi non ci è mai stato comunicato, nonostante certificasse che il Comune richiedeva canoni esorbitanti per strutture parzialmente abusive, e quindi da demolire.
Lo stesso Comune teneva quindi un atteggiamento ambiguo.
Per alcuni, i più piccoli, INTIMAVA ORDINI DI DEMOLIZIONE,( Jole, Squero, Bizzarro, Saraghina, Kiosko ecc), per altri, i più grandi, che avrebbero volentieri demolito, cogliendo l’occasione per rifare i locali, faceva decorrere annualità e canoni senza dar risposte, gonfiando il debito dei concessionari, mentre questi erano in attesa di riposte.
Un atteggiamento, rimarchiamo ambiguo,con il quale da un lato il Comune si presentava come il paladino ANTIABUSI, dall’altro, occultando la reale trasmissione della Sovrintendenza su quegli abusi, (diniego al condono),continuava a richiedere canoni non dovuti in quanto generati da superfici abusive.
Non solo, in un caso specifico, quello della discoteca Bahamas, venne compromessa l’operatività, in quanto nel caso del pubblico spettacolo, la presenza di abusi, avrebbe comportato pesanti responsabilità penalial verificarsi di gravi episodi, citiamo la strage di Corinaldo, per una facile esemplificazione.
Il Comune, stante il perdurare di una situazione che non ha portato entro i tre anni alcuna riqualificazione ma solo demolizioni, ritiri di licenza e nuove chiusure, stante l’assoluta indifferenza e mancanza di rapporto che ha contraddistinto questi primi 3 anni di conduzione (2017-2020), anni in cui si è quasi azzerato il valore commerciale del nostro quartiere, viene a noi nel mese di agosto per chiederci, trascorsi 9 anni e mezzo di mandato, di presentare un progetto di riqualificazione del porto.
Un project financing.
In tre distinti incontri con il segretario comunale dottor Uguccioni, ed in un’incontro svolto ad Ottobre, nella sala della Giunta alla presenza del Sindaco, dell’assessore Saldelgovad, dell’assessore Frisoni, di tutti i dirigenti coinvolti, e dei professionisti di parte incaricati, viene segnalata per l’ennesima volta la presenza di anomalie che pregiudicano tale percorso.
Riassumendo a partire da marzo 2018, negli uffici di via Rosaspina, arrivando ad Ottobre 2020, si è manifestato a più riprese, lo stato di indeterminatezza, che impediva ad alcune aziende l’operatività:
incertezza sulla reale consistenza degli immobili (periodo marzo 2018-ottobre 2020)
necessitàdi ridefinizione dei canoni sia in funzione della reale consistenza del bene concesso, sia in funzione di un anno COVID, in cui ad alcuni è stato vietata dal governo l’attività dal 24 febbraio 2020 al 31 dicembre (ed ancora vietata)
possibilità, visto il momento emergenziale di predisporre piani di pagamento degli arretrati “dilazionati”.
Da ottobre ad oggi il SILENZIO, rotto da un annuncio alla stampa che più che paradossale apparefuorviante per l’opinione pubblica e lesivo dell’interesse dei concessionari.