La nomina, da parte del Presidente della Regione Emilia Romagna, del dott. Tiziano Carradori a Direttore Generale dell’AUSL Romagna ha il sapore di restaurazione, di ritorno al passato ed ha visto il sindaco del più grande comune della Romagna e la segreteria del partito di maggioranza locale emarginati nella decisione. Infatti per il Direttore Generale si tratta di un ritorno in Romagna dato che è stato, in passato, Dirigente della Asl riminese il cui stato è anche frutto della politica sanitaria da lui perseguita. Carradori è stato il dirigente della “razionalizzazione” della spesa sanitaria. E' l'uomo che ha inaugurato la stagione dei tagli del personale e della dislocazione; della riduzione dei posti letto in quasi tutti i reparti ospedalieri; del “controllo zelante” della spesa per gli esami di laboratorio prescritti ai pazienti dai medici di base; della chiusura degli ospedali periferici, della chiusura dei punti nascita, ecc. Diceva allora di puntare su strutture ospedaliere quale luogo di concentrazione del massimo di efficienza e di tecnologia, ma questa politica sanitaria è stata tradita. E' il Dirigente che ha fatto prevalere le ragioni di bilancio alle ragioni della salute e dei bisogni dei cittadini. Ha “spremuto” come limoni i medici e gli operatori sanitari, come se la sanità fosse una fabbrica, favorendo l’emigrazione degli operatori verso le strutture private. Purtroppo è stato l'uomo che ha preferito “tagliare” invece di "riformare".
Non credo che per l’Asl Romagna questa nomina sia adeguata. Infatti, ha provocato qualche lacerazione all'interno del Partito Democratico se è vero, come è vero, che il sindaco di Rimini ha subito gridato che: “gli obiettivi di mandato vanno precisati e modificati” e che questa revisione degli intenti i sindaci la “pretendono”.
Il contrasto sulla nomina del dott. Tiziano Carradori si ripercuoterà sulla salute dei cittadini, soprattutto dopo la stagione del Covid19, che ha evidenziato la fragilità del sistema sanitario della Regione Emilia Romagna che ha contato numerosi decessi – molti dei quali nelle RSA – con responsabilità del Commissario e dell'Assessore che non hanno saputo tutelare la salute dei cittadini. Il Direttore dovrà, per questo, agire subito e non potrà attendere le soluzioni legislative nazionali, che per incapacità del Ministero della Sanità tarderanno ad arrivare, ma dovrà trovare, in sede regionale e presso l'Ausl Romagna, le idee ed i progetti per affrontare, con l'arrivo dell'inverno, e in assenza del vaccino, le criticità che si presenteranno con le possibili ricadute da Covid19. Dovrà continuare sulla strada delle strutture specializzate pensando però, anche, ad una sanità diffusa per rispondere all’emergenza sanitaria di primo intervento. Chiediamo, perciò, al Direttore, di pensare ad una sanità responsabilizzata, priva di furberie ed ipocrisie che vada verso una sanità moderna ed efficiente con una programmazione che annulli le attese per visite specialistiche ed interventi chirurgici riconoscendo agli operatori, non premi generalizzati, ma gratificazioni professionali ed economiche ad personam che impediscano la fuga dal pubblico verso il privato. Condividiamo le parole del sindaco Gnassi quando afferma che “c’è bisogno di essere chiari e trasparenti sugli obiettivi da raggiungere di qui in avanti”. L'affermazione del Sindaco non è gratuita, trova ragione nella storia professionale del dott. Carradori. Per questo dubitiamo che la sua nomina sia adeguata per migliorare la sanità riminese che ha mostrato, lo ripetiamo, tutta la sua inadeguatezza organizzativa durante il Covid19.
Marzio Pecci Lega Rimini