"Il 1 Maggio è la festa del lavoro, ma questa pandemia ha annientato la sicurezza occupazionale dei giovani che risultano essere i più colpiti: relegati in casa senza lavoro. La politica, anche quella locale, si riempie la bocca dicendo che “nessuno può essere lasciato indietro”, ma nel contempo non si vedono programmi e progetti per i giovani. Università e Tecnopolo a Rimini sono al palo. La politica, a partire da quella locale, dovrebbe rendersi conto che la società italiana vive una radicale trasformazione del mondo del lavoro e molte professioni e occupazioni saranno destinate a scomparire. Sicuramente l'emergenza covid che stiamo vivendo accelera il fenomeno e le incertezze del lavoro aumenteranno. Occorre, dunque, e lo dico ai sindacati, non tanto difendere a tutti i costi i vecchi lavori, ma promuovere la transizione verso quelli nuovi. I Sindacati tornino a fare il loro dovere e non siano solo organismi burocratici nelle aziende. Da tempo diciamo che bisogna supportare le aziende e le iniziative dei privati per la creazione dei posti di lavoro investendo su formazione, scuola e università. Apprezzabile è l'iniziativa di quell'imprenditore locale che investe 12 milioni nel network della catena alimentare che sembra tenere conto delle specificità del nostro territorio creando così nuovi posti di lavoro Anche questa scelta coraggiosa dimostra, ancora una volta, che Rimini è sempre la città dove tutto si immagina. Per questa ragione occorre pensare seriamente alla formazione dei nostri ragazzi, e non solo, in modo diverso dalle altri parti del Paese. Bisogna abbandonare la politica del lavoro del giovane “pronto all'uso” dello “stagista” che viene addestrato ad un solo lavoro, occorre, invece, decidere di formare il giovane per dargli una personalità matura perché acquisisca la mentalità dell' "essere" professionista. Solo così si consente alle aziende di creare un capitale umano che permetterà loro di sopravvivere di fronte ad ogni difficoltà che il mercato e la globalizzazione ogni giorno mettono sul percorso. La politica deve partecipare agli imprenditori che la formazione non è un costo da coprire con qualche finanziamento pubblico perché, magari, lo impone la legge, ma un investimento strategico per la competitività dell'azienda. Questo principio lo ha capito quell'imprenditore bergamasco che per promuovere la cultura all'interno della propria azienda offre, ai propri dipendenti, in busta paga un “bonus” di 100 euro per ogni libro letto a condizione che poi lo spieghi ai colleghi. L'idea geniale dell'imprenditore deriva dal vecchio principio secondo il quale nel mondo del lavoro non ci sono arrivi, ma tappe in un percorso che non termina mai.La futura amministrazione di questa città dovrebbe investire una parte delle proprie risorse nella promozione della formazione".
Marzio Pecci Lega Rimini