Diciamolo forte e chiaro: è un gran casino. Non vedo l’ora che finisca anche se appare inevitabile il ballottaggio. Ma è il dopo che mi preoccupa. In campagna elettorale tutti sono bravi, buoni, belli. Tutti promettono mari e monti, tutti ti chiedono l’amicizia strizzando l’occhio. Niente di male, niente di nuovo sul fronte occidentale. Poi ti arriva la domandona: ma tu da che parte stai? Dalla mia parte. Come sempre. Da sempre. E’ una vita che scrivo, pubblico, leggo e studio la città alla quale devo tutto. Sono cresciuto a Rimini da quando mia mamma mi portava a trovare la sorellina in collegio dalle Maestre Pie, e come premio mi gustavo la cioccolata in tazza nel bar pasticceria di via Garibaldi. Mio fratello, invece, mi ha fatto conoscere l’officina, negozio, ritrovo di Quinto Mazzocchi il meccanico frequentato dai grandi campioni riminesi di quegli anni: Luciano Lugli, Benito Perfetti, Carlino Spada e la pizza al taglio che dovevo mangiare con la carta oleata. Pataca fino all’osso, di una simpatia unica e fulminante l’interista. Poi i Salesiani, le Superiori e dopo, dai 30 ai 50 anni, la Pigalle pensione di famiglia.
Tutta sta’ menata per arrivare al punto: sono orgogliosamente milanista senza avere mai avuto tessere di partito. Ho votato alle Comunali, Provinciali, Regionali, Politiche l’uomo. Qualche volta, ma raramente, anche la donna. Tornando a Rimini: chi mi conosce e mi segue sa benissimo chi è il mio pupillo, che non mi ha ascoltato come giustamente fanno i giovani. Sarebbe stato vincente al primo turno, ma tant’è. Platone diceva che occorrono 50 anni per fare il politico di spessore, e aveva ragione. I giovani di qualunque partito hanno tutta la mia stima e il mio appoggio. Quelli grandi come me l’ironia e la simpatia. Votate come vi pare, ma votate. Amate Rimini sempre e non soltanto in campagna elettorale e ricordate che Rimini è Rebola e Rebola è Rimini.
Rurali sempre.
Enrico Santini