Se pensiamo a Gauguin immaginiamo subito una spiaggia paradisiaca, corpi di bellissime fanciulle tahitiane, sensuali danze, la felicità che deriva dal tepore di una visione primitiva che riscalda lo spirito. L’ associazione artistica legata al noto pittore è immediata. Il rifugio nella sabbia del Pacifico, lontano dalla tradizione “latina, dissecata, ossificata , moribonda” (Rene Huyghe), per rinascere attraverso la purezza di un mondo perduto. Un’ immersione di calore. Se pensiamo a Gauguin non immaginiamo di certo la neve. Eppure l’ artista, prima del 1886, ha realizzato una serie di tele impressioniste con rappresentazioni di paesaggi innevati. Atmosfere fredde e misteriose, con presenze quasi invisibili, come in “Neve a Vaugirard “ (1879) e “Effetto neve” (1883). Niente di anomalo, l’ impressione metereologica in terra francese prima di dedicarsi al simbolismo e al sole del Pacifico. Certo, l’ anomalia sarebbe stata se nella dorata sabbia di Tahiti si fosse posata la neve. Noi viviamo decisamente in tempi più apocalittici. La sabbia del Sahara si è imbiancata pochi giorni fa a causa di una rara nevicata. Negli ultimi 50 anni è capitato 4 volte, l’ ultima solamente tre anni fa. Le temperature notturne sono scese sotto lo zero in Algeria, e anche in Arabia Saudita. L’ associazione drammatica legata al cambiamento climatico è immediata. Pensare alle bellissime tahitiane di Gauguin distese tra sabbia e neve è una visione che raffredda lo spirito.
Stefania Bozzo
Opinioni
11:06 | 12/11/2024 - Rimini