Se tutte queste decisioni fossero prese da una persona sola e non da una catena di uffici con differenti funzioni, suggeriremmo, a questa persona, di chiedere l’aiuto di un professionista. In quest’ultimo anno abbiamo visto il susseguirsi di decisioni, imposte anche con una certa determinazione, che sembrano contraddirsi l’un l’altra, in un cortocircuito senza soluzione di continuità.
Le Mura medioevali Malatestiane, restaurate nel 1751, sono disponibili per qualsiasi trasformazione, anche quella in un ponte Costa Crociere. Al contrario, nel progetto di ampliamento e ristrutturazione generale, l'ospedale Villa Maria avrebbe voluto creare un collegamento fra il parcheggio e la struttura, attraverso un passaggio nelle Mura Malatestiane, che versano in uno stato di totale incuria ed abbandono. La Soprintendenza ha detto no.
Ora leggiamo del Bar Tricheco, che, improvvisamente, diviene incompatibile proprio con le mura e più di qualcuno, giustamente, ricorda che a Rimini abbiamo un’intera scuola dentro un anfiteatro Romano. Sicuramente al bar Tricheco si farà meno cultura che al Ceis, ma vogliamo mettere il beneficio turistico culturale della liberazione dell’anfiteatro rispetto a quello derivante dall’abbattimento di un bar?
Vero è che l’agghiacciante ponte di Mordor, a pochi passi da manufatto romano, suggerisce una Rimini poco interessata alle proprie eredità. Qui però non è solo questione di disinteresse.
Esiste un qualche tipo di inceppo, di cui il nostro Primo Cittadino è uno splendido rappresentante, che ci impedisce di decidere che tipo di città vogliamo essere. Un ultimo esempio. Perché spendere milioni e milioni di euro per il Teatro, il Castello e il Cinema Fulgor se poi l’ambizione è quella di trasformare le colonie in Alberghi Ibizenchi che vendono festa permanente? Che compatibilità ci potrà mai essere tra una proposta “culturale” e adolescenti che pagano venti euro a notte, bevono alcol dai secchielli e lo vomitano ancor prima di essere arrivati in Hotel? Le grandi stagioni di Rimini erano popolate di famiglie, ma forse qualcuno si ricorda solo com'era la sua adolescenza e non vuol proporre altro.
Diteci pure che siamo quelli del “NO”, ma noi cittadini come possiamo difenderci da questo corto circuito amministrativo? A noi questo “movimento”, come lo chiamano alcuni, sembra più un ballo di San Vito.
Comitato in Difesa del Ponte di Tiberio.