Cade il velo sul modo di procedere di questa amministrazione, sempre più lontana dal suo popolo.
La ciclabile di Via Buozzi ripropone il marchio di fabbrica “pandemico” che si impone e sgretola certezze in ogni settore della nostra vita. Da un lato questa classe politica parla di democrazia, condivisione, antifascismo, accoglienza, inclusione..., in realtà è arrogante, autoreferenziale, impositiva, punitiva, divisiva secondo la cultura dello scarto...
Lo stesso accade nel quartiere di Via Buozzi. Il dogma della pista ciclabile viene imposto, calato dall’alto creando instabilità e disagio alle famiglie. Chi abita un quartiere è una risorsa da coinvolgere nelle decisioni. Altrimenti si creano prevaricazioni anacronistiche, da cultura del “ventennio”. La politica deve fare un passo indietro rispetto alle competenze di chi ha le mani in pasta. Il sapere del popolo, la sua esperienza e capacità lavorativa è avvertita dal potere come un fastidio, una pietra di inciampo rispetto a progetti calati dall’alto secondo logiche partitocratiche.
Cara Alice, a parole, ti fai paladina dell’inclusione, dall’altro liquidi il dialogo con una letterina infilata di nascosto e in silenzio nelle buchette della posta di Via Buozzi. Che diventi anche per te un patrimonio culturale guardare l’altro come una risorsa e non un inciampo. Alice, fermati, incontra le famiglie del quartiere e ascoltale veramente, cioè falle partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita. Esci dal tuo castello, bussa alla porta delle famiglie e affronta i problemi (es. ordine pubblico) anziché crearne di nuovi, come la ciclabile di Via Buozzi.
Cari cittadini, come sostengo da sempre, e come ho imparato dalla vita, il miglior modo di risolvere i problemi è chiedere la risposta a chi li vive.
LISTA CIVICA “UN BENE IN COMUNE” Domenico Samorani, Barnaba Borghini, Jenny Dolci