C’è qualcosa in “Spider-Man: Far From Home” che non torna e ho il timore che sia Spider-Man. Sarà che nel mio immaginario l’Uomo Ragno continua ad avere gli occhioni dolci e azzurri di Tobey Maguire diretto da Sam Raimi, ma Tom Holland nei panni di del supereroe ha una timidezza ostentata che lo porta a classificarlo come uno “bravo” vestito da Spider Man. E nella trama tendi a dubitare più di lui che dei personaggi che gli girano intorno. “Personaggioni” del calibro di Samuel L. Jackson e Jake Gyllenhaal, e tutto ciò alimenta il tormento. Cosa ci fanno tali pezzi da novanta accanto a uno mascherato da Peter Parker? Nell’insieme si crea uno strano equilibrio, un “sali e scendi”. Una allegra e goliardica commedia scolastica per adolescenti che fa da cornice a fondamentalmente un unico momento vagamente sorprendente a metà della proiezione; a sorpresa perché sei ancora concentrato a definire il protagonista. “Spider-Man: Far From Home” può essere un film interessante, anche se hai una età che supera i 18 anni, se riesci ad assestarti.
Devi imparare nell’arco di 135 minuti a contrastare i tuoi istinti, che ti porterebbero a scendere le scalette del cinema nelle scene in cui “blippano” e a risalirle quando compare il primo piano di Nick Fury (Samuel L. Jackson). Per poi riscenderle dopo il “Resta appiccicoso!” di Happy (l’assistente di Toni Stark) urlato dall’abitacolo di un aereo parcheggiato sui tulipani, e a risalirle quando appare la protagonista femminile MJ (Zendaya), che sembra un eroina anche senza travestimenti. Per poi riscenderle nuovamente quando
arrivano le dirette instagram, i selfie in bagno e le chat impazzite. Un sali e scendi cinematografico che potrebbe avere conseguenze anche sulla tranquillità della sala. Devi riuscire a stare seduto sulle poltroncine del cinema, in equilibrio, cercando di non farti tentare dalla scaletta. E ti viene in aiuto quel clima da gita scolastica che si mischia ad una adrenalinica campagna di demolizione. Venezia, Praga, Londra viste, e distrutte. E’ la spettacolare sete di distruzione che tiene in piedi il film e te seduto, non sicuramente la
morale che vira verso il bisogno disperato della nostra contemporaneità di dover credere in qualcosa. Una morale appiccicata al film, che ti fa rotolare libero giù dalla scaletta mentre Spider-Man e MJ volteggiano tra i grattacieli di New York.
Stefania Bozzo