Il 40% degli insegnanti tornerebbe alle classi speciali, secondo il sondaggio che La Tecnica della Scuola ha fatto dopo il recente e discusso articolo di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della sera; un argomento importante e divisivo, che ha alimentato il dibattito. L’Istat, dal canto suo, lo ha messo nero su bianco ancora una volta: un insegnante di sostegno su tre sta in aula senza essere specializzato.
E’ certamente vero, molto rimane da fare e l’inclusione scolastica rimane un obbiettivo da perseguire più che una realtà acquisita una volta per tutte. Questo non significa certo che la soluzione sia quella di tornare alle scuole speciali ed alle classi differenziali. Piuttosto continuiamo a capire come crescere e a migliorare dove possiamo ma, allo stesso tempo, vanno difese le tante buone prassi e i tanti operatori che, con impegno, dedizione, passione e competenza, svolgono al meglio il loro compito. L’inclusione scolastica rappresenta una conquista per il nostro Paese (così non è in molti altri paesi di Europa e del mondo) e va difesa, senza se e senza ma. Io penso che dalla legge 517 del 1977 (e prima ancora dalla 118 del 1971, con cui il nostro Paese ha avviato, nella forma della sperimentazione pedagogica, l’inserimento di alunni con disabilità nelle scuole comuni) non dobbiamo tornare indietro e che all’inclusione scolastica nonostante tutte le criticità non dobbiamo rinunciare. Casomai l’inclusione dobbiamo migliorarla.
L’Amministrazione comunale di Rimini è in prima fila, consapevole che la scuola inclusiva sia un pilastro della comunità. Non a parole, ma nei fatti, investendo più di 6 milioni di euro per l’inclusione scolastica, che va dagli educatori di plesso, agli ausili, al supporto nei centri estivi, solo per citare gli investimenti principali.
Sappiamo benissimo che in dieci anni le diagnosi di Bes e Dsa sono letteralmente esplose e che questo sta facendo interrogare tanti, alla luce di un aumento assestato solo per Rimini e provincia su circa il 7/8% annuo, a cui si aggiunge un corrispettivo aumento del 10% circa di ore dedicate come supporto educativo. Negli ultimi venti anni, in provincia di Rimini, l’aumento complessivo è stato complessivo del +192%.
Anche per questo abbiamo avviato un ragionamento come territorio, insieme agli Enti Locali e all’Azienda Sanitaria locale, ad esempio, per cercare di mettere mano all’accordo di programma sull’inclusione che, a livello di distretto, è stato siglato nel 2007, in un contesto sociale ed educativo ormai superato nei numeri e nelle relative dinamiche. Su queste basi stiamo discutendo e lavorando anche per coinvolgere le istituzioni scolastiche e i dirigenti, convinti che solo con una consapevolezza di tutto il sistema si possano affrontare efficacemente le nuove sfide.
L’inclusione è un processo lungo e difficile, con tanti ostacoli e a volte qualche sconfitta che serve però a crescere. Siamo consapevoli che si tratta di un percorso progressivo, e in questa ottica, talvolta siano necessari anche spazi per attività individualizzati. Rimaniamo convinti però che i vantaggi che porta siano distribuiti a tutti gli individui, anche a quelli che certe persone definiscono “normali”. Crescere in contesti inclusivi è infatti il miglior modo per avviare un ciclo virtuoso a beneficio di tutte e tutti, dentro e fuori le scuole.