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Politica 11:54 | 20/09/2023 - Rimini

La sanità al centro del consiglio comunale del 19 settembre, l'intervento dell'Assessore Gianfreda

Dopo la votazione (con 21 voti favorevoli) e la convalida dell’attribuzione del seggio rimasto vacante a seguito delle dimissioni del consigliere comunale Filippo Zilli alla consigliera Ada Di Campi, prima dei non eletti della lista Fratelli d’Italia, si è aperto il consiglio comunale che si è riunito ieri pomeriggio per un confronto, in una seduta senza interrogazioni, sulle criticità attuali e sulle prospettive future dell'assistenza territoriale nel Comune di Rimini e lo sviluppo del piano distrettuale di contrasto alle disuguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari, che ha visto la partecipazione del direttore dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori che ha illustrato il contesto di riferimento generale e le criticità con cui si confronta la sanità locale.

E’ stato approvato con 19 voti favorevoli, 1 astenuto e 8 contrari il secondo punto all’ordine del giorno presentato dai consiglieri Manuela Guaitoli e Matteo Petrucci inerente il sostegno alla promozione e all’attuazione delle linee di indirizzo alle aziende sanitarie per la riorganizzazione della rete dell’emergenza urgenza in Emilia Romagna e al progetto di legge di iniziativa regionale per evitare la crisi del sistema sanitario nazionale.

Via libera (19 favorevoli, 7 astenuti e nessun contrario) anche alla costituzione di una associazione temporanea di scopo in qualità di partenariato per l’adesione al Gal – Gruppo di azione locale - della pesca e acquacoltura – costa dell’Emilia-Romagna, per partecipare alla selezione delle strategie di sviluppo locale nel settore della pesca e dell'acquacoltura e per la realizzazione del relativo piano di azione, in attuazione del programma operativo a valere sul fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca. L’obiettivo del GAL, come noto, è quello di promuovere lo sviluppo sostenibile delle comunità di pesca e acquacoltura della costa, quali volani per la crescita della filiera ittica, accompagnata da quella turistica e culturale del territorio. Una proposta presentata anche in un incontro pubblico per raccogliere le indicazioni e le osservazioni degli operatori e della città.

Questo l'intervento dell'Assessore Gianfreda:

"Il nostro sistema sanitario nazionale si basa su tre principi fondamentali: universalità, uguaglianza, equità. Oggi perseguire questi tre obiettivi richiede capacità di operare come sistema integrato (socio-sanitario), stando vicini alla comunità e mettendo al centro il rafforzamento dei servizi territoriali. Dunque: lo sviluppo di strutture di prossimità (case della comunità) come risposta a bisogni di natura socio-sanitaria, il potenziamento delle cure domiciliari, la valorizzazione della co-progettazione e la valorizzazione della partecipazione di tutte le risorse e di tutti gli attori (ASL, Comuni, professionisti, caregiver, associazioni e terzo settore). Dall’inizio del mandato l’amministrazione comunale ha sempre intrapreso scelte coerenti con questa direzione, operando con un obiettivo ben preciso: ridurre le disuguaglianze di salute.

In questa fase storica siamo di fronte ad una situazione che vede una grave crisi di investimento nella sanità italiana, annessa a nodi ormai sistemici. Si tratta di problematiche che non riguardano soltanto certi territori, ma l’Italia tutta, da Nord a Sud, e che non possono essere risolte a livello locale, in cui ogni ente si muove in solitaria. Parliamo di questioni che richiedono un intervento strutturale, di ampia visione, da parte del Governo, con politiche e pianificazioni capaci di risollevare un settore tanto prioritario quando in difficoltà in tutto il Paese. 

Questa è la realtà, non la narrazione.

Occorrono in primis maggiori investimenti da parte dello Stato centrale, come indicato anche nella recente lettera a firma dell'Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, a sostegno della proposta di legge sulla sanità rivolta al Parlamento con la quale si chiede un incremento del Fondo Sanitario Nazionale di 4 miliardi all’anno per i prossimi 5 anni, con l’obiettivo di attestare lo stesso al 7,5 % del PIL nazionale.

C'è il capitolo delle liste d’attesa, la vetrina attraverso cui si misura l’efficienza del sistema sanitario nazionale. Il problema va affrontato nella sua complessità che vede una mescolanza di diverse cause, tra le quali la carenza di organico e la necessità di migliorare la presa in carico del paziente da parte dello specialista. La carenza di MMG (medici di medicina generale) in alcune aree, ad esempio, è un tema che, anche come Distretto Rimini Nord, stiamo affrontando cercando di mettere in campo tutte le misure possibili per favorire la presenza di medici di medicina generale nelle zone carenti e renderle ‘appetibili’, con misure che vanno dal supporto a pagamento dell’affitto dell’ambulatorio, la ricerca di spazi e riutilizzo di immobili esistenti. Non a caso, nel programma di interventi sulle politiche abitative ‘CASA Rimini’ – presentato di recente - abbiamo previsto la conversione delle strutture ricettive non utilizzate in alloggi destinati proprio alle figure sanitarie. 

Un altro aspetto su cui stiamo intervenendo con grande determinazione riguarda la Medicina d’Urgenza, altro macro-tema. E lo facciamo, tra le varie cose, con i CAU (Centri Assistenza e Urgenza) delle nuove strutture in risposta ai bisogni di assistenza e urgenza a bassa complessità che andranno ad affiancare e integrare il Pronto Soccorso all’insegna di una medicina diffusa, a vocazione territoriale. Un servizio che sarà funzionale per decongestione il flusso nei PS e convogliare in altri presidi i codici meno gravi. 

A Rimini proviamo a rispondere con soluzioni immediate e allo stesso tempo con una pianificazione di ampio respiro, proiettata al futuro e alle nuove richieste della popolazione. 

Dalle Case di Comunità al Piano di Contrasto alle Disuguaglianze di Salute, dal Rafforzamento della medicina territoriale al Piano Generale di Inclusione: sono tutti pilastri alla base di questa nuova visione - laterale e avanguardista - della sanità che stiamo cercando di mettere in campo per prendere di petto un problema nazionale che non può essere affrontato con soluzioni tampone, schiacciate sulla contingenza del momento. Le tre Case di Comunità che si svilupperanno a Rimini (area Nord, Sud e una nei pressi dell’Infermi) saranno un elemento cardine di questa questo percorso. Un luogo dove i cittadini possano rivolgersi in ogni momento della giornata, grazie anche a un’equipe multidisciplinare di professionisti che lavoreranno fianco a fianco per prendersi cura (e in carico) il paziente. 

La costituzione delle Case della Salute si inserisce infatti in un modello di cure fortemente integrato tra ospedale e territorio e tra ospedale e servizi sanitari, che si pone come obiettivo quello di superare l’ospedalocentrismo e operare a livello locale, in una logica di prossimità al cittadino, rendendosi responsabile della salute delle persone che abitano un determinato territorio, tenendo conto delle variabili geografiche, culturali, sociali, esistenziali e politiche specifiche per quella popolazione.

L’approccio alle Politiche di Salute che stiamo mettendo in campo sul Distretto di Rimini passa attraverso la prossimità, la prevenzione, l’integrazione sociosanitaria e la promozione di stili di vita sani. 

All’interno di questo processo di ricorda anche il Piano di contrasto alle disuguaglianze di salute, il cui obiettivo, come suggerisce i nome, è intervenire in quelle situazioni dove le condizioni economiche della persona incidono in maniera impattante sulla possibilità di accesso alle cure specialistiche. Un’assistenza sanitaria di eccellenza deve essere “per tutti”, accessibile a prescindere dalla condizione economica e sociale del paziente. Insieme all’Università di Bologna e all’Azienda Sanitaria, stiamo attuando un piano sperimentale voluto qui a Rimini per individuare una soluzione alle sperequazioni e alle disuguaglianze tra chi ha più possibilità economiche e chi ne ha meno. Troverà il suo sviluppo finale nell’anticipo di una serie di politiche sanitarie che vedono il culmine proprio nelle Case di Comunità.

A questo si affianca il tema del potenziamento della medicina territoriale, su cui investiamo con un approccio di primary health care e rendendo capillare la presenza di operatori di quartiere come psicologi, educatori, oss e infermieri. Tutte le malattie croniche saranno gestite sul territorio, migliorando la medicina domiciliare e riducendo la pressione sugli ospedali. 

Siamo i primi in Regione a far convergere sociale e sanitario, l’unico modo per affrontare questa crisi.

Il servizio di OSS di quartiere è un progetto importante e innovativo messo in campo per garantire un’assistenza e un sostegno direttamente nel domicilio alle persone anziane o con disabilità che vivono da sole e che non possono contare sull’aiuto di una rete parentale o amicale. Il servizio è fornito da 9 OSS – Assistenti Domiciliari di Base, sul territorio del Distretto, che seguono circa 130 utenti. Gli operatori si recano a domicilio 1-2 volte a settimana. 

Inoltre di recente è partito il percorso del Piano generale di inclusione sociale e contrasto all’isolamento del Comune di Rimini, che mira a: organizzare ed orientare un sistema integrato di interventi per fornire opportunità ai cittadini in condizione di svantaggio o limitazione, mettere al centro le risorse di comunità per ridurre le disuguaglianze di opportunità, lavorare sulle dimensioni di comunità e prossimità per creare un terreno fertile all’attivazione di processi di welfare orizzontale e aumentare l’engagement diffuso sui temi delle fragilità. Il percorso prevederà una serie di attività condivise, processi partecipativi e ideazione di progetti legati a questi temi.

In squadra con l’Ausl, il Distretto e la Regione stiamo attuando un macro-investimento – in parte già tangibile – che mira a ridisegnare l’assistenza medico e infermieristica secondo i concetti di prossimità, presenza sul territorio e adattamento alle nuove esigenze, con un cambio di paradigma che a un lavoro prestazionale preferisce l’approccio della ‘presa in carico’ multiprofessionale. Un modello ‘vicino a casa’ virtuoso, all’avanguardia, - di implementazione degli interventi a favore della domiciliarità e di ampliamento degli spazi dedicati alla cura – che ci vede come una best practice anche a livello regionale. Il tutto è stato possibile – e continuerà ad esserlo – attraverso un lavoro sinergico, che passa attraverso una risposta unitaria da parte delle istituzioni che ha come ‘faro’ la salute dei nostri cittadini, tutti".