È tempo di dichiarare l'emergenza abitativa. Gli affitti, a Rimini come in regione, hanno raggiunto cifre ben oltre il 40% del reddito da lavoro. Migliaia di riminesi sono senza una casa. Gli stipendi, fermi al palo e ostaggio di lavoro in nero e grigio, non permettono di trovare un tetto. E le case popolari rimangono un miraggio per i 3.300 iscritti alle liste provinciali di edilizia residenziale pubblica. Non solo: le graduatorie sono in aumento vertiginoso, con 300-400 nomi aggiunti ogni anno alle liste. Gli immobili ERP sono infatti circa mille in meno (in rapporto alla popolazione residente) delle altre province della Romagna: Forlì-Cesena e Ravenna. L'aumento degli affitti del mercato libero, in linea con le stesse logiche di favoreggiamento alla rendita, negli ultimi cinque anni, ha portato il tipico affitto da 10.4€ al metro quadro a 23.2€ al metro quadro (in media, ma con picchi intorno ai
70€/mq). A cui si aggiungono bollette, inflazione, precarietà diffusa e salari da fame. L’erosione del reddito da lavoro si evince anche dalle richieste di esecuzione di sfratto, più di mille, dello scorso anno In città ci sono anche tantissime persone che avrebbero garanzie e credenziali, i contratti e potere d’acquisto giusti, ma che comunque non riescono più ad accedere alla casa. Ad inasprire il problema è anche la carente offerta di alloggi, nonostante la riviera sia maglia nera per consumo di suolo (anche grazie alla legge urbanistica del 2017, un regalo a speculatori e cementificatori). Colate di cemento che producono immobili e non case, che tuttalpiù aumentano l’offerta di alloggi nel mercato degli affitti brevi, a garantire che ogni casa abitabile diventi preda del turismo mordi e fuggi delle nostre estati. I tentativi risolutivi dell’amministrazione regionale, con il cosiddetto “Patto per la Casa”, sono del tutti insufficienti, seguendo la classica ricetta di corteggiamento elettorale di proprietari e palazzinari con promesse di sgravi fiscali e fondi per garantire i pagamenti alla rendita usando risorse pubbliche, invece di aggredirla e contentenerla. La nostra visione è diversa. Per noi la casa non è solo un bisogno primario, ma un elemento essenziale per la dignità e la qualità della vita, è dove si costruiscono le relazioni, dove si formano le identità, dove si può progettare la vita e il futuro. Negare il diritto alla casa è negare il diritto allo sviluppo della persona e del cittadino. E’ la base di una democrazia finta, solubile nella speculazione finanziaria. La situazione è esplosiva, e la Regione necessita un cambio di rotta. Per questo invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare al presidio pubblico in Corso d’Augusto 152 (ex uffici anagrafe del Centro Storico), Domenica 10 Novembre alle ore 18.00, a cui sarà presente anche Federico Serra, candidato presidente alla Regione di Emilia-Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro. Rivendichiamo un vero piano casa che riparta dall’edilizia residenziale pubblica, tramite la rigenerazione dello sfitto e a zero consumo di suolo, e la riscrittura della legge urbanistica regionale, che limiti la speculazione e il consumo di suolo e che riparta dalla tutela del territorio.
Politica
09:25 | 29/10/2024 - Romagna