“Le dichiarazioni di presidenti di associazioni di categoria riminesi contro il reddito di cittadinanza sono irricevibili, inaccettabili ed evidentemente ideologici. Il reddito universale è uno strumento di dignità previsto in tutti i principali paesi europei tra cui Germania, Danimarca, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Irlanda, ed è fondamentale per garantire giustizia sociale e contrastare povertà ed emarginazione. Valori che evidentemente per alcuni non sono prioritari quanto l’opportunità di poter cinicamente sfruttare persone disperate. Magari imponendo turni di lavoro giornalieri da 12/14 ore, senza giorno di riposo e con retribuzioni indecenti. Ad allontanare i lavoratori, in particolare modo i giovani, non è stato il RDC ma situazioni di sfruttamento come quelle che troppo spesso troviamo anche nella nostra Riviera e che andrebbero colpite con maggiore determinazione.
Che il RDC sia stata la causa della difficoltà delle imprese nel trovare personale è una balla conclamata e testimoniata anche dall’ultimo rapporto di Confartigianato che indica come in Italia stia crescendo il gap tra domanda ed offerta di lavoro: nel 2023 la difficoltà di reperimento di lavoratori delle imprese era al 45,1% mentre a giugno 2024 la quota di lavoratori introvabili è aumentata fino al 47,6% con un costo in minore valore aggiunto per le piccole imprese quantificato da Confartigianato in 13,2 miliardi. Visto che il RDC è stato abolito da una destra che si batte contro i poveri anziché contro la povertà a cosa si darà la colpa ora?
La verità è che le cause di questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro sono molto più complesse di quanto raccontato in modo superficiale da alcuni improvvisati analisti ed è altrettanto certo che la crescente difficoltà di tanti italiani, a partire di chi un lavoro ce l’ha ma non raggiunge uno stipendio che gli consenta di arrivare a fine mese, si ripercuoterà pesantemente anche sui fatturati del terziario.
Inviterei chi riveste ruoli di rappresentanza di evitare commenti sprezzanti sui giovani e portare rispetto verso una generazione che ha sempre più difficoltà nel costruirsi un futuro. I nostri giovani, dipinti come vagabondi che attendono sul divano il reddito di cittadinanza per uscire la sera con gli amici, hanno priorità, aspirazioni e ideali sempre più determinanti nelle loro scelte e a queste aspettative si deve dare risposta”.