Giovedì 20 gennaio (ore 21.15) al Salone Snaporaz di Cattolica va in scena Medea, la maga d’Oriente, azione scenica per solo, coro, immagini e musica dal vivo, portata sul palcoscenico da Silvio Castiglioni.
Una storia antica all’origine di tante moderne narrazioni adattata alla sensibilità contemporanea, in un arrangiamento poetico essenziale del testo di Euripide, interpretata da Silvio Castiglioni, con le sonorità originali di Gianmaria Gamberini, i disegni minimalisti di Georgia Galanti e il Coro del gruppo La Canta di Cattolica formato da Angela Andreani, Fernanda Baldelli, Susanna Fabrizi e Cristina Maugeri.
Secondo il mito – che per gli antichi greci contiene tutto ciò che c’è da sapere sulla vita – Argo è il nome della prima nave che abbia mai solcato i mari, mettendo in contatto popoli diversi e lontani; Giasone è l’eroe che la comandava e Medea la principessa d’Oriente da lui sedotta. Medea e Giasone. Due vittime dell’amore violento e dell’ambizione sfrenata.
Medea, maga e sacerdotessa del Sole, appartiene al mondo arcaico, l’epoca in cui il cielo, la terra e le creature tutte parlano direttamente al cuore degli uomini. Il suo amore per Giasone è assoluto, violento e senza calcoli. Giasone invece è un uomo moderno; per lui il mondo è terra di conquista; le sue imprese mirano a condurre la sua nave carica di eroi greci (gli argonauti) nella patria di Medea per conquistare il Vello d’oro, mitico tesoro custodito da un drago feroce, che simboleggia il desiderio di gloria dello stesso Giasone. Con l’aiuto di Medea, follemente innamorata di lui tanto da insanguinare la reggia del padre coi suoi crimini, Giasone riesce nel suo intento, addormentando il drago, ma senza ucciderlo, cioè senza vincere la sua smisurata ambizione.
Tornato in patria col suo ricco bottino – il Vello e Medea – Giasone finirà così per accettare l’offerta del re Creonte: sposarne la figlia e diventare re di Corinto, lasciando Medea e i due figli generati con lei. E qui inizia la tragedia di Euripide, dove spicca un altro personaggio importante, il Coro composto dalle donne di Corinto. Geniale invenzione del teatro greco, il Coro ci ricorda che non siamo mai soli: la nostra stessa umanità ci guarda, sempre