Giornata scolastica fuori dell’ordinario per i 100 studenti della quinta del liceo classico D. Alighieri e delle classi del triennio del liceo scientifico G. Lemaitre, della Fondazione Karis. Sugli schermi delle loro classi della Comasca, diretta web di due ore e mezza da Oxford, con il trentunenne “genius loci” Giacomo Gorini. Il giovane immunologo e ricercatore riminese al lavoro nel team dello Jenner Institute dell’Università di Oxford, in cui ricopre un ruolo chiave nella ricerca sugli anticorpi monoclonali per la creazione di farmaci efficaci su Covid-19 e sulla proteina spike. Quella che esce fuori del virus per attaccare la cellula bersaglio del nostro organismo e iniziare l’infezione.
Giacomo Gorini è partito da una spiegazione di cosa sono coronavirus, come sono differenziati tra loro e quale sia la loro struttura molecolare e replicazione. Su questo è arrivata subito una piccola curiosità. Le cellule di SARS-CoV-2, sono ricoperte da una membrana fragile e sottile, lavarsi spesso le mani significa spezzarla e fare morire le eventuali cellule virali, con cui potremmo essere entrati in contatto. Ha poi spiegato come la ricerca medica e scientifica si muovano su due obbiettivi: trovare i farmaci in grado di trattare con efficacia l’infezione e concludere il percorso di sperimentazione per arrivare al vaccino. Quello sui cui sta lavorando il team dello Jenner Institute dell’Università di Oxford è arrivato alla sua terza fase. Dopo, i test su cavie di laboratorio, a un primo limitato campione di persone, il vaccino è stato somministrato a decine di migliaia di volontari in Regno Unito, Brasile, Sud Africa. Una parte di loro ha ricevuto solo un placebo e solo uno studio statistico sulla diffusione del virus nei due diversi universi, potrà dare una risposta scientifica sulla sua efficacia. Subito dopo saranno le autorità sanitarie a dare il via al suo utilizzo su un campione di centinaia di migliaia di persone. Su questo Gorini è molto chiaro: “È necessario un parere terzo e imparziale su ogni farmaco prima di verificarne utilità e possibili controindicazioni”. Per lui impossibile dare una valutazione scientifica su quelli che saranno i tempi d’attesa, prima di averlo a disposizione per tutta la popolazione. Anche se sottolinea come lo sforzo della comunità scientifica mondiale ha abbreviato il percorso di ricerca e sperimentazione: “Per un normale vaccino di solito servono almeno cinque anni di lavoro”.
Nel suo intervento il ricercatore ha poi messo in evidenza una lunga serie di bufale e invitato gli studenti a stare in guardia. Covid-19 non è stato creato in nessun laboratorio. Il virus non mutato o diventato più buono, sono i nostri comportamenti e gli ambienti aperti che frequentiamo d’estate, prevenzione e comportamenti responsabili che hanno frenato la sua diffusione. Ha poi ricordato che chi trova un vaccino o una cura, non la comunica con un WhatsApp vocale, un post si Instrgram o un video suTikTok. Ha invitato a cercare sempre conferma su siti e fonti scientifiche, anche se la "Notizia te la passa tuo cugino o un amico di cui ti fidi ciecamente".
Si è partiti da una richiesta di valutazione sul comportamento del nostro Paese di fronte alla pandemia: “Non sono un economista o un politico, ma a livello di popolazione e Istituzioni sono orgoglioso di come si sono comportati gli italiani. Buoni comportamenti e buone pratiche, che sono molto apprezzate e riconosciute nella mia Università e dai miei amici britannici”. Hai poi risposto a una domanda su perché i giovani sono meno colpiti dal virus: “Non conosciamo ancora bene il motivo, certo il sistema immunitario di un ragazzo è più forte reattivo, ma nell’epidemia di Spagnola – virus simile a Covide-19 – una grande fetta dei decessi avvenne proprio tra i ventenni. Abbiamo bisogno di più tempo e dati per non fare solo ipotesi, per quanto ragionevoli”. Molte le domande su cosa si prova a ricoprire un ruolo così importante e come ci si può arrivare a soli trentuno anni: “Non sono stato un grande studente, maturità classica stiracchiata, laura triennale discreta e dalla magistrale e la specializzazione molto meglio. Avevo capito che questa era la ni strada ed era quello che volevo fare. Quindi specializzazione negli USA e poi Inghilterra e Oxford. Il mio campo di ricerca è centrale nello studio dei corona virus e mi sono trovato nel posto più direttamente coinvolto nello studio di SARS-CoV-2 e ciò che avevo imparato a fare si è rivelato utile”. La si raccomandazione finale ai ragazzi è semplice: “Accettate le sfide, mettetevi in gioco senza timore e timidezza. Fate ciò che vi piace e fatelo bene. Molto bene”.