Ci ha lasciato anche Elsa Sabba. Una tra le prime grandi stiliste in acconcitura della nostra città. Un piccolo, grande genio, nel suo modo di lavorare e creare.
Elsa per 60 anni ha fatto parte della bellezza: con forbici, pettine e colori ha dato benessere a migliaia di donne e di uomini di Rimini. I funerali di Elsa Sabba si terranno Venerdì 8 Marzo alle 15.00 presso la Chiesa Cuore Immacolato di Maria a Bellariva.
«È con immenso dispiacere che il figlio Mattia, la sorella Liliana e la nuora Giulia danno la triste notizia che Elsa è venuta a mancare. Vi ringraziamo per essere stati parte della vulcanica avventura che è stata la sua vita, esserle stati vicini e averle voluto profondamente bene». E’ stata davvero una vulcanica avventura la vita di Elsa Sabba, scomparsa questa mattina alle due: già a 12 anni la sua voglia di essere, e di esprimersi si era manifestata quando ha lasciato la natia Sant’Agata Feltria per andare a bottega da parrucchiera a Pergola. Una bambina, certo, ma perfettamente adulta da capire quale era la sua strada e fin dove la voleva percorrere. E che solo la malattia l’ha interrotta, costringendola ad andare in pensione, dopo “appena” 60 anni di carriera.
Migliaia di donne e di uomini, riminesi e non, si sono sedute sulle sue poltrone, quando era lavorante in vicolo Gomma, quando era assistente di Edgardo nella sua avventura imprenditoriale, quando ha preso in mano il suo destina aprendo il primo salone nel 1974, in via Castelfidardo, poi in piazza Gramsci e infine in via Tripoli. Persino durante la malattia: “dì, quei capelli sono messi un po’ così, vieni in bagno che te li metto a posto…”.
Ma non erano i capelli che “metteva a posto”, Elsa era una psicologa senza laurea che con colore, volume, cuore e attenzioni sapeva portare il benessere nelle sue “pazienti”, le valorizzava facendole sentire belle, desiderabili, facendo scomparire la stanchezza del lavoro e della vita, ridava entusiasmo in se stessi e stima di sé.
Sapeva ascoltare, Elsa, quello che le parole dicevano e quel che lasciavano intravedere dell’anima di chi si guardava nei suoi specchi, una volta indossato il mantello impermeabile all’inizio della seduta. «Da me hanno trovato fantasia, colore, attenzione e soprattutto la capacità di capirle, di farle sentire, ciascuna a modo proprio, belle». Un’intuizione, un dettaglio che valorizzava oppure una piccola rivoluzione, un ciuffo ribelle o dal colore inusuale, una riga col macchinetto o un baffo mai portato… Magicamente lo specchio restituiva un nuovo sé, da riscoprire in una diversa vita o seppellito dagli anni di routine e improvvisamente rispuntato grazie a chissà quale alchimia professionale.
Una vita vulcanica condivisa, sul lavoro con la compianta amica Pia, ma anche con la famiglia. La sorella Liliana che l’ha aiutata in negozio e assistita fino all’ultimo, con lo scomparso marito Ettore Paolini, con il figlio Mattia e la nuora Giulia, ai quali era legatissima e che con la nascita del piccolo Gregorio si era arricchita di nuovi entusiasmi.