Giacomo Badioli, presidente Confcommercio Cattolica, interviene sull'inizio della Fase 2.
Fase 2: primo passo oltre il lock down. Al netto di prudenza e rispetto di nome di prevenzione e distanziamento, negozi e pubblici esercizi di Cattolica, riaprono e riapriranno. Senza le nostre saracinesche alzate la Regina non riprenderebbe la sua vita sociale e economica. Lo faremo valutando quotidianamente ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane. In agenda due date:18 maggio e 1 giugno. La nostra attenzione è certo su quando ripartire, però non dimentichiamo il come riaprire. Saranno aiuti e sostegni finanziari e fiscali, prospettive economiche e di mercato, a segnare la ripartenza. Soprattutto, per commercianti e comparto turistico: il cuore di Cattolica e della Romagna. Al netto di protocolli di prevenzione chiari e realizzabili, bene l’ordinanza di ieri della Regione con autocertificazione per imprese e test validati per i cittadini che vogliono farli, sappiamo che bisognerà mantenere distanze tra le persone, utilizzare mascherine, guanti, igienizzanti. Per bar, ristoranti, negozi, significa distanza e barriere inevitabili tra clienti e offerta di aggregazione, incontro, esperienze. Cioè cuore e valore della nostra proposta. Significa ridurre affluenza e incassi, assommare costi fissi e di gestione di fatto insostenibili, al crollo economico degli ultimi due mesi. A questo aggiungiamo timori e paure del contagio da parte delle persone. Pensare chi si dissolvano dall’oggi al domani non è realistico. Senza dimenticare come i comportamenti corretti delle persone, saranno quelli che ci terranno al riparo della “ripartenza” dell’epidemia. I comportamenti sbagliati di pochissimi, possono danneggiare moltissimi. È una porta strettissima e commercianti e pubblici esercizi di Cattolica la stanno attraversando. Quest’estate sarà un lunga traversata del deserto. Parlo di sopravvivenza di attività e imprese. Qui entrano in gioco misure di sostegno e aiuto, a un settore che ha perso e perderà miliardi di fatturato e rischia di non dare più lavora centinaia di migliaia di persone. Tra tre mesi non possiamo scoprire che il costo della riapertura non è stato sostenibile. Assistere a fallimenti o chiusure. Questa è la sfida che abbiamo di fronte. Ciò che serve si sa: immediate linee di credito e veloci finanziamenti a fondo perduto. Se i soldi arrivano a settembre è tardi. Servono annullamento, non posticipo, dei costi fissi di Tari, Tasi, bollette gas, luce acqua, imposte locali e nazionali, per tutto il 2020. Tutti noi commercianti abbiamo sempre onorato in nostri impegni fiscali, tributari, normativi, verso lo Stato e la collettività. Ora è necessario che dell’emergenza economica si facciano carico concretamente anche amministrazioni locali e nazionali. Altrimenti, parlare di fase 2 è inutile