Ci ha lasciato il maestro Maurizio Minarini. Lo posso senza ombra di dubbio definire un uomo di cultura, arte e sport. Tutte queste tre cose lo appassionavano da matti. Per chi scrive Maurizio non era mai invecchiato. Io lo vedevo quasi sempre in bici dalle parti di via Tripoli con quel suo viso da giovane ragazzo. Invece aveva messo nel suo motore ben 87 anni. Maurizio è volato in cielo ieri pomeriggio. E' stato portato tra le nuvole dorate da una grave emorragia. Fatale al Maestro. “Il 18 febbraio nella ricorrenza de beato Angelico protettore degli artisti, non poteva scegliere un giorno diverso” – ricorda commosso il figlio Gianlorenzo. Raccontava di avere cominciato a disegnare sotto i bombardamenti quando, bimbo sfollato con la famiglia a San Marino, la madre gli aveva regalato un pezzo di carta e alcuni pastelli per dimenticare anche solo per un attimo gli orrori della guerra.
Di Maurizio Minarini sorprendeva la discrezione, l'educazione, la pacatezza dei ragionamenti, il carattere dolce e gentile: al di fuori e al di là dello stereotipo dell'artista geniale e folle. E soprattutto stupiva un aspetto: l'altruismo. Verso Rimini e verso la Rimini artistica. Con garbo e pazienza era riuscito a riunire diverse associazioni di pittura e faceva parte del gruppo 'Artisti Riministi'. La convinzione era che a promuovere l'intero movimento, e non solo la propria opera, il beneficio sarebbe ricaduto sulla città e dunque su tutti, nel nome dell'arte, della cultura, di uno sguardo sulle cose che andasse oltre il solo vedere ma cercasse di coglierne l'essenza attraverso una rappresentazione essenziale.
Maurizio aveva realizzato con grande successo al Museo cittadino una "personale" qualche settimana orsono. Bellissima. Il Maestro festeggiava i 60 anni di attività. Maurizio ha alternato il lavoro in banca alle sue passioni che abbiamo descritto in apertura. Era padre di tre figli. Era una persona carina e gentile, ai tempi d'oro della pallamano grande tifoso e dirigente. Io facevo l'addetto stampa da una parte, Lui tifava per altri colori. Mai una volta sopra le righe.
Questo il ricordo del sindaco Jamil Sadegholvaad e dell’assessore alla Cultura Michele Lari
“Raccontava di avere cominciato a disegnare sotto i bombardamenti quando, bimbo sfollato con la famiglia a San Marino, la madre gli aveva regalato un pezzo di carta e alcuni pastelli per dimenticare anche solo per un attimo gli orrori della guerra. Ottanta anni dopo si è conclusa la straordinaria vita di Maurizio Minarini, snodandosi tutta a Rimini lungo i tracciati paralleli del lavoro in banca e della passione per la pittura. Artista grande e anomalo nel panorama artistico riminese dal dopoguerra ad oggi, Minarini non si è mai tolto di mano quel foglio e quel pastello perché ‘quando iniziavo a scarabocchiare dimenticavo tutto quello che avveniva attorno. Ancora oggi… con un problema per la testa, dipingere mi libera come un training autogeno. É un dono grosso, che mi ha sempre aiutato a fuggire dalle difficoltà della vita, evitando di prendere medicine. É, ed è stata, la mia personale valvola di sfogo’. Quasi un urlo non più trattenuto che però si traduce però in un segno rarefatto, dove la caratteristica diventa il semplificare, il togliere, il sottrarre. Le opere di Minarini sono inconfondibili: l’essenziale che attraverso i colori diventa sospensione del tempo e mistero sereno, nulla di incombente ma il mare calmo dell’eternità. La ‘sua’ Rimini è nei paesaggi, nelle marine che sembrano quasi in attesa, però senza affanni. Come se la tecnica, il preciso controllo del segno e del pennello, avessero il compito di ricondurre quella passione infinita, quello ‘sfogo’, nell’alveo di un respiro intimo. Anche nell’ultima mostra al Museo della Città, conclusasi lo scorso 9 febbraio, così come nelle tante esposizioni precedenti o nei murales di Borgo San Giuliano, questo raffinato e prosciugato ‘senso del tempo’ emerge in ogni dipinto, in ogni cenno cromatico, mai prescindendo dall’adorato colore blu. Che, diceva, ‘collima straordinariamente con il mio carattere. Per un mese intero sono rimasto seduto nello studio con attorno cinque tele tutte dipinte di blu. Avevo bisogno di questo blu attorno. Il fatto che spesso dipingo il mare non è perché ne sia un appassionato. Preferisco le montagne. Tuttavia, quando cammino sulla spiaggia (soprattutto d’inverno) provo una grande sensazione di spazio e di luce. Ho letto che a chi nasce in riva al mare e fa dell’arte o poesia resta qualcosa dentro…’. Di Maurizio Minarini sorprendeva la discrezione, l’educazione, la pacatezza dei ragionamenti, il carattere dolce e gentile: al di fuori e al di là dello stereotipo dell’artista geniale e folle. E soprattutto stupiva un aspetto: l’altruismo. Verso Rimini e verso la Rimini artistica. Con garbo e pazienza era riuscito a riunire diverse associazioni di pittura e faceva parte del gruppo ‘Artisti Riministi’. La convinzione era che a promuovere l’intero movimento, e non solo la propria opera, il beneficio sarebbe ricaduto sulla città e dunque su tutti, nel nome dell’arte, della cultura, di uno sguardo sulle cose che andasse oltre il solo vedere ma cercasse di coglierne l’essenza attraverso una rappresentazione essenziale.
La Città di Rimini è grata a Maurizio Minarini ed è orgogliosa di avere fatto parte della sua straordinaria avventura di vita. L’amministrazione comunale esprime il proprio cordoglio e stringe in un abbraccio affettuoso la sua famiglia“.
Alla famiglia, alla moglie Pisa Pazzaglia le condoglianze della redazione di Geronimo
Foto tratta dal profilo Fb di Maurizio Minarini