Continuano a essere numerose le donne che scelgono di chiedere aiuto ai centri antiviolenza, con 396 vittime che, nel corso del 2018, si sono rivolte a quelli del territorio riminese, Rompi il Silenzio e ChiAmaChiAma. Di queste, 106 sono state indirizzate ai servizi territoriali, 30 sono state accolte in emergenza o in pronta accoglienza, 32 nelle case rifugio, mentre 85 hanno iniziato un percorso senza però portarlo a termine. Complessivamente sono 192 le donne che hanno elaborato e avviato un percorso di uscita dalla violenza, a cui si aggiungono quelle che lo avevano iniziato già prima del 2018 per un totale, dunque, di 228 donne seguite presso i Centri della provincia di Rimini nel 2018. La tipologia di violenza più diffusa è quella di carattere psicologico (174 donne - 90%), cui segue la violenza fisica (119 donne - 62%), economica (91 donne - 47%) e infine sessuale (27 donne - 14%). Tra gli autori, al primo posto troviamo i partner (70%), al secondo gli ex (13%) e infine familiari, amici e conoscenti; una sola donna ha dichiarato di aver subito violenza da uno sconosciuto.
I due centri antiviolenza della provincia di Rimini gestivano 3 Case Rifugio nel 2017 per un totale di 15 posti letto; le Case sono diventate 4 nel 2018, grazie al finanziamento di una nuova Casa con fondi regionali. La rilevazione sul flusso di ospiti nel 2017 mostra che sono stai offerti 586 pernottamenti a donne e 660 ai loro figli. In totale, sono state ospitate 24 donne (2 presenti a inizio anno e 22 entrate nel corso dell’anno) e 27 figli. A fine anno erano presenti in ospitalità 8 donne e 9 figli. Mediamente ciascun posto letto è stato occupato per 83 notti.
“Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle donne vittime di violenza che hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto, di parlare e di chiedere aiuto – commenta il vicesindaco del Comune di Rimini Gloria Lisi – E questo è possibile grazie all’opera di sensibilizzazione messa in campo da enti e associazioni, ma soprattutto dalla professionalità e dall’attenzione delle operatrici e degli operatori dei centri antiviolenza del territorio, nodi fondamentali di una rete di sostegno che va sostenuta e alimentata"