Cocaina e crack sostanze più utilizzate, sempre minore l’uso di siringhe, ma in continua crescita la richiesta di aiuto per minori. Questa in sintesi la fotografia dell’Osservatorio sulle dipendenze di San Patrignano 2022, basato sull’analisi tossicologica dei 327 ragazzi e ragazze che hanno fatto il loro ingresso in comunità fra maggio 2021 e aprile 2022.
Ingressi in risalita rispetto l’anno precedente caratterizzato dal covid, ma che rispetto l’utilizzo di sostanze confermano le tendenze degli anni passati. Fra chi è entrato in comunità, la cocaina resta la sostanza più utilizzata, pari al 94,8%, seguita dalla cannabis, 89%, mentre l’eroina si è attestata al 42,2%. Per tutte si è registrato un leggero calo rispetto l’anno passato quando erano al 96%, al 90,9% e al 46%. Nonostante questo la preoccupazione maggiore è data dalla cocaina che resta al primo posto per dipendenza, pari al 78%, mentre l’eroina si ferma al 31,8%. Collegato a questo dato, la modalità di assunzione delle sostanze, che vede in continuo calo l’uso per via iniettiva, pari solo al 22% fra i nuovi entrati, e in costante calo rispetto al passato, considerato che nel 2015 l’utilizzo di sostanze per via iniettiva era ancora pari al 42%.
“Nei nostri dati, fra i consumatori di cocaina, sono conteggiati anche gli utilizzatori di crack – spiega Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità - E’ molto diffuso infatti l’uso di cocaina sia inalata che fumata, ma le due dipendenze sono diverse e sembrano definire due gruppi di persone provenienti da contesti differenti La cocaina inalata inoltre è quasi sempre associata all’uso di alcol, mentre chi fuma il crack, non raramente inizia ad usare anche eroina, sempre fumata”.
In leggero calo anche l’utilizzo delle droghe sintetiche, con l’ecstasy utilizzata dal 44%, che supera di poco l’eroina, le amfetamine al 26,6%, la ketamina al 25,7% e gli allucinogeni al 26,9%. Viste queste percentuali è facile intuire che la poliassunzione riguarda gran parte dei neo entrati (85,7%), un dato costante dal 2015 ad oggi, visto che non è mai stato inferiore all’85%. Va sottolineato come il 35,5% dei nuovi entrati facesse un uso patologico di alcol e il 33% fosse solito alla pratica del bindge drinking. Rispetto al gioco d’azzardo, invece, sono 10 le persone entrate unicamente per questa dipendenza, mentre sono 24 persone quelle che presentano sia un problema di tossicodipendenza che di ludopatia.
Da segnalare che fra i 327 nuovi ingressi del periodo preso in considerazione, ben 33 (10%) sono minorenni, di cui 15 ragazze e 18 ragazzi, fra cui un 12enne. Va sottolineato che i due centri minori presenti in comunità sono per giovanissimi con vari problemi di devianza e quindi non solo di dipendenza, anche se è indubbio che a San Patrignano spesso arrivano anche perché hanno già fatto le loro prime esperienze con alcol e sostanze. Fra loro 4 avevano già una dipendenza da eroina, gran parte aveva provato la cocaina e la quasi totalità fumava cannabis. Rispetto alle persone entrate fra maggio 2021 e aprile 2022, si è mantenuta all’incirca la stessa percentuale degli anni precedenti fra uomini e donne, con queste ultime che si sono attestate al 16,8%, mentre l’età di chi ha fatto il suo ingresso in comunità è stato per lo più under 35 (72%) con un’età media di 30 anni (fra i maschi 31 e fra le donne 27) che scende già a 29 se si escludono i 20 over 45. Nuovi entrati che sono espressione di tutto lo Stivale con il maggior numero delle persone da Lombardia (42), Emilia-Romagna (37) e Campania (34). Sul totale, sono stati 20 gli stranieri che hanno fatto il loro ingresso in comunità di cui quattro arrivati direttamente dal loro Paese d’origine, nello specifico Albania, Gran Bretagna, Croazia e Lettonia. Il 60,8% del totale era già seguito dai Sert, mentre per il 26% si tratta del secondo percorso terapeutico. Da segnalare che sono 44 le persone che hanno avuto almeno un ingresso in carcere e 19 quelle che sono arrivate in comunità in regime di pena alternativa. “Paradossalmente il covid ci ha aiutato a raggiungere sempre più tossicodipendenti presenti nelle carceri italiane – spiega Virgilio Albertini, responsabile accoglienza della comunità – A causa della pandemia, gran parte degli istituti penitenziari si sono infatti dotati delle tecnologie utili per realizzare videochiamate così che per noi è diventato più facile rispondere alle richieste di aiuto dei detenuti e fargli comprendere anche le caratteristiche della nostra comunità”.
Un problema dipendenza che continua a colpire indirettamente anche tanti bimbi, visto che delle 327 persone entrate in percorso, ben 61 hanno lasciato a casa almeno un figlio. I padri sono 51 e 10 le madri. Non nuovo infine il problema di ragazzi che hanno almeno uno dei due genitori alle prese o con alle spalle una dipendenza, il 20% del totale.